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Sta rimbalzando sui media di tutto il mondo il ruolo della covert diplomacy Usa nella risoluzione del negoziato 5+1 con l’Iran. I contatti pare siano iniziati, ove si fossero mai interrotti, da circa quattro anni. Quali lezioni si possono trarre dalla fusione strategica tra intelligence e covert diplomacy negli scenari internazionali o nazionali?

RIEQUILIBRIO IN MEDIO ORIENTE
Nel caso dei negoziati sull’Iran è prevalso un gioco di riequilibrio della posizione degli Usa nel quadro geopolitico mediorientale ed una strategica scelta di rafforzamento degli opposti, una realpolitik che mette in riga chi pensava che potesse influenzare finanziando economicamente attori emergenti o il caos nel Mediterraneo senza pensare che vi sono forme intelligenti di negoziazione e adattamento di politiche della sicurezza in base ai riposizionamenti marginali degli attori coinvolti.

LA DIPLOMAZIA CLANDESTINA
L’intelligence ha ricoperto tre ambiti essenziali per una valutazione continua dei passaggi della diplomazia clandestina: valutazione delle opportunità economiche delle sanzioni sul mercato globale; potenziamento indiretto e squilibrio negli scenari geopolitici assimetrici; verifica sostanziale dello stato dell’opera causante il conflitto, ossia le condizioni di sviluppo tecnologico nella produzione di testate atomiche.

DALLA PARTE DEL DECISORE
Premesso che già la probabilità contiene una minaccia, l’intelligence non può che agire per mettere in condizione il decisore di negoziare nelle migliori condizioni di scenario plausibile per gli interessi nazionali e globali. Ecco che la capacità e le competenze di diplomatici consapevoli del ruolo strategico emergono in primo piano.

CONFINI SOTTILE
Quali sono i confini tra le due parti e quali i piani di integrazione nell’attività di decision making? Come spiega benissimo Len Scott, uno dei massimi esperti di covert diplomacy e intelligence, nell’introduzione del saggio poi divenuto libro essenziale nella formazione di strateghi, analisti e decisori, il ruolo dell’intelligence viene svolto da chi non opera nella totale segretezza delle proprie azioni.

GRANDE ELASTICITÀ
Quindi, l’uso e la capacità strategica di uno Stato consistono nell’organizzazione di un sistema multiplo di azione, reso evidente nel caso dell’Iran, tra attività di intelligence, covert operation e covert diplomacy, al di là delle prerogative che le amministrazioni preposte svolgono sotto segreto. Si deve ravvisare in tale esempio una notevole elasticità e armoniosità tra decisore politico, diplomazia di ruolo e intelligence stratregico nel perseguire dinamiche altamente contrastanti tra alleanze, condizionamento politico interno e riposizionamento geopolitico.

IL RUOLO DELLA RUSSIA
Sorprende che una riemersione del ruolo della Russia sugli scenari strategici e geopolitici coincida con una visione, pur contraddittoria in apparenza, altamente sofisticata dello staff intero del Presidente Obama. In questo le grandi potenze hanno molto da insegnare a chi gioca in scenari regionali ma non marginali: senza una interazione dei processi politici con la diplomazia e l’intelligence, una nazione non ha consapevolezza della propria debolezza strategica, pur avendo grandi risorse economiche o capacità individuali incisive.

L’IMPORTANZA DI UNA VISIONE
In questo processo necessario saranno misurate le competenze e la visione di lunga durata che i decisori immetteranno nel sistema di sicurezza nazionale, un piano formativo integrante risorse, funzioni, ruoli, capacità sistemiche e soprattutto capacità di negoziazione e mediazione, indispensabile ma non nuova alla storia del nostro comparto, vanno colmate le lacune.

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