Skip to main content

Pubblichiamo l’articolo di Marcello Bussi uscito sul settimanale Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi

Ridicolizzato dalla stampa mondiale. La serie di scatti che immortalano François Hollande mentre tende invano la mano ad altri capi di governo, dal presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, alla premier danese Helle Thorning-Schmidt (diventata celebre per il selfie con Barack Obama ai funerali di Nelson Mandela), pubblicata dapprima dal quotidiano olandese De Volkskrant, è stata ripresa da tutti i più cliccati siti mondiali.

IN CADUTA LIBERA
Certo, alla fine la mano gliela avranno anche stretta. Ma resta il fatto che Hollande è il presidente più impopolare da quando in Francia si fanno sondaggi del genere. E dire che i cugini transalpini avrebbero bisogno più che mai di un capo dello Stato capace di farsi valere nei consessi internazionali, in particolare a Bruxelles. L’ultimo dato sull’economia francese non è certo rassicurante: a dicembre l’indice Pmi sull’attività del settore manifatturiero è salito quasi ovunque in Eurolandia, Italia compresa, mentre in Francia è sceso ai minimi da sette mesi a 47 punti dai 48,8 di novembre, segno che la contrazione continua. Non è certo di buon auspicio per un Paese il cui pil quest’anno, secondo le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale, dovrebbe crescere solo dell’1% (ma Kepler Chevreux vede un incremento dello 0,8%). La competitività resta il tallone d’Achille della Francia.

IL SURPLUS DELL’ITALIA
Significativi al riguardo sono i dati elaborati dall’osservatorio congiunto costituito dalla Fondazione Edison e dalla società di consulenza Gea: nel secondo trimestre 2013 l’Italia ha fatto registrare un surplus commerciale con l’estero, esclusi i prodotti energetici, pari a 29,3 miliardi di dollari, il quinto miglior risultato al mondo, mentre la Francia ha accusato un rosso di 2,9 miliardi, piazzandosi al nono posto preceduta anche dal Sudafrica.

LA PROMESSA TRADITA
Hollande è stato eletto alla presidenza della Repubblica grazie alla promessa che avrebbe strappato a Bruxelles (ma sarebbe meglio dire a Berlino) politiche orientate alla crescita. La risposta della cancelliera Angela Merkel è stata un secco nein, ma bisogna ammettere che almeno il presidente francese è riuscito a ottenere due anni di tempo in più per raggiungere l’obiettivo di un rapporto deficit/pil al 3% (ma già si sa che non riuscirà a centrarlo).

TASSE IN AUMENTO
Il risultato è che Hollande ha aumentato le tasse, provocando ulteriore scontento tra la popolazione. Il caso dell’incremento delle tasse sul trasporto delle merci su strada è esemplare: in Bretagna è scoppiata una vera e propria rivolta che ha spinto il governo francese a sospendere l’applicazione della tassa, che sarebbe dovuta entrare in vigore dal primo gennaio. E ora Hollande non sa più che pesci pigliare. Le precarie condizioni economiche non hanno però impedito alla Francia di dedicarsi all’attivismo militare in Africa: l’intervento in Libia è stato seguito da quello in Mali e adesso è la volta della Repubblica Centrafricana.

LE RICHIESTE DI HOLLANDE
Quest’ultima operazione dovrebbe costare 500 milioni di euro. All’ultimo Consiglio europeo Hollande ha chiesto di condividere le spese, ma è dovuto tornare a Parigi a mani vuote. Il capo dell’Eliseo è sempre più impotente: non è capace di contrastare in maniera efficace le politiche di austerità volute dalla Merkel e nemmeno è in grado di applicarle. Nel discorso di fine anno Hollande ha detto che taglierà il costo del lavoro alle aziende che assumono. Ma finora non è sceso nei dettagli del suo piano.

LE RIFORME NECESSARIE
Secondo Philippe Waechter, capo economista di Natixis Asset Management, il costo del lavoro deve essere ridotto di almeno 20 miliardi di euro attraverso tagli al welfare, poiché nessuno si illude che i lavoratori francesi siano disposti ad accettare passivamente i tagli dei salari subiti dai greci e dagli spagnoli. Ma l’indecisionismo di Hollande non fa sperare in una rapida soluzione del problema. La Francia resta così in una sorta di limbo e col passare del tempo rischia di scivolare sul piano inclinato che ha portato i Paesi mediterranei al disastro. Non stupisce, quindi, che tra i cugini transalpini l’antieuropeismo stia crescendo. Un primo assaggio si avrà alle elezioni comunali di fine marzo per arrivare all’appuntamento clou di maggio: le elezioni europee, dove i sondaggi danno il Front National al 25%. Il programma di Marine Le Pen è estremamente chiaro: la Francia deve uscire dall’euro.

L’INSOFFERENZA TEDESCA
L’insofferenza nei confronti delle istituzioni europee sta crescendo anche in Germania. Secondo le indiscrezioni di Le Monde, che nessuno ha smentito, all’ultimo Consiglio europeo, di fronte ai no degli altri capi di governo alle sue proposte, la Merkel ha ammonito che «prima o poi, senza la necessaria coesione, l’euro esploderà». La cancelliera vuole limitare i poteri della Commissione Ue, che negli ultimi tempi ha osato contestare le sue politiche: Bruxelles ha per esempio avviato un’indagine sull’eccessivo surplus commerciale della Germania e ha attaccato la legge sulle energie rinnovabili, cosa che la cancelliera ha giudicato «un affronto», come ha detto a Barroso. Intanto la Csu, gemella bavarese della Cdu della Merkel, ha già annunciato che imposterà la campagna elettorale per l’europarlamento proprio contro lo strapotere di Bruxelles. La discesa degli spread di Italia e Spagna, dunque, non inganni.

SOLO UNA TREGUA
Quella in corso sembra più una tregua che la fine della guerra. Perché la ripresa è troppo debole per ridurre la disoccupazione (la Bce e la Commissione Ue prevedono che la disoccupazione resterà al 12% fino alla fine del 2015). E a livello politico in Europa siamo ormai al tutti contro tutti. La situazione è stata riassunta da George Soros nel suo commento di inizio anno: «Quella che doveva essere un’associazione volontaria di Stati eguali tra loro, che sacrificano parte della sovranità per il bene comune (incarnando così i principi di una società aperta), è stata trasformata dalla crisi dell’euro in una relazione tra Paesi creditori e debitori, che non è né volontaria né paritaria. Ecco perché l’euro potrebbe distruggere l’intera Unione europea».

I travagli di Hollande (e le insofferenze della Merkel)

Pubblichiamo l’articolo di Marcello Bussi uscito sul settimanale Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi Ridicolizzato dalla stampa mondiale. La serie di scatti che immortalano François Hollande mentre tende invano la mano ad altri capi di governo, dal presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, alla premier danese Helle Thorning-Schmidt (diventata celebre per il selfie con Barack Obama ai funerali di…

La bufaletta del governo su spread e risorse per la crescita

La stabilità è l’effetto prevalente dell’abbassamento dello spread? Davvero, in uno scenario economico finanziario globale, possiamo crederci? Eppure il premier Letta la sera del 3 gennaio al Tg1 ha detto proprio questo, riferendosi al ritorno dello spread sotto i 200 punti. Ripetendo, peraltro, quanto detto poche ore prima dal ministro dell’Economia Saccomanni sulla possibilità, adesso, di poter utilizzare nuove risorse…

Il calo dello spread e la scelta di scegliere

“Dare le risposte è facile. Il vero problema è fare le domande giuste” Sherlock Holmes Il calo dello spread sotto la soglia dei 200 punti base e la parallela discesa dei rendimenti sui titoli sono soltanto un buon indizio. Affinché tutto ciò diventi realmente una buona notizia, occorre adesso che i risparmi generati sui conti pubblici siano impiegati in investimenti…

I Sensi di Renzi per le scelte azzeccate

Matteo Renzi ha scelto l'uomo giusto per il ruolo di capo ufficio stampa del Partito democratico: Filippo Sensi è un ex ragazzo con i nervi saldi, anzi ben coperti. Ha lavorato con Francesco Rutelli, uno che meritava il soprannome di Cicciobello; e Sensi, invece, era Cicciottello. ORIGINI RUTELLIANE Di sana e robusta costitutuzione, Sensi fa parte di quel gruppo rutelliano…

Chi sono e cosa vogliono i terroristi ceceni che preoccupano Putin

Volgograd è insanguinata dal terrorismo suicida ceceno, di cui poco possiamo comprendere senza fare riferimento al suo creatore, Shamil Basaev. Quando l’Unione Sovietica si dissolse, la Cecenia intraprese la lotta per l’indipendenza. Eltsin era disposto a concedere l’autonomia finanziaria e amministrativa, ma i ribelli ceceni volevano uno Stato sovrano. Fallito il dialogo, scoppiò la prima guerra russo-cecena che durò dal…

I "cazziatoni" di Nunzia e don Gigino. Non basta rottamare senza vera svolta nella politica!

Un ex assessore della giunta di Napoli, Realfonzo, che ha registrato i colloqui con il Sindaco, don Gigino de Magistris, il quale, in disaccordo con lui, aveva deciso di revocargli le deleghe. L'ex ministra, già Pdl oggi con NCD, donna Nunzia De Girolamo, intercettata mentre urlava ordini secchi ai manager di una Azienda sanitaria della Campania, da lei nominati. Riaffiora,…

Perché è folle farsi abbindolare dall'euforia per lo spread a 200

Cosa celebriamo con uno spread al di sotto di 200 punti base (2%) rispetto alla quota 400 (4%) circa di inizio 2012? Non un più basso costo reale del debito, cioè quanto potere d’acquisto devono cedere i contribuenti italiani al Tesoro via tassazione per finanziare il rimborso delle cedole per interessi ai detentori di debito pubblico italiano. Né un più…

Modi, tempi e obiettivi del semestre italiano di presidenza Ue

Pubblichiamo un articolo di Affari Internazionali. Il 2014 dell’Unione europea, Ue, deve segnare - dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - lo spartiacque tra il rigore e la crescita: “L’Unione corregga la rotta e promuova l’occupazione: siamo orgogliosi dei risanamenti dei conti, ma ci preoccupano recessione e carenza di lavoro”. E il presidente della Commissione europea José Barroso mescola…

Ecco il formidabile colloquio di Papa Francesco con frati e monaci

Vittorio Messori, sul Corriere della Sera di oggi, parla di un "ciclone Bergoglio" che "stavolta si è abbattuto sui frati, monaci e consacrati" che partecipavano alla periodica assemblea dell'Unione dei Superiori generali degli Istituti religiosi maschili. In effetti, Francesco (come sempre) non ha badato al politicamente corretto, bensì ha assestato più di un colpo riguardo la situazione dei religiosi. Ha…

La frenesia di Renzi tra illusioni e smodate ambizioni

Sarà avvenuto per caso, ma Matteo Renzi ha aumentato il suo già forte attivismo dopo che il capo dello Stato ha mostrato, a torto o a ragione, di avere in qualche modo ridotto la protezione del governo ricordando nel messaggio televisivo di Capodanno che “il solo giudice è il Parlamento”. Piuttosto che interpretare le parole di Giorgio Napolitano come una…

×

Iscriviti alla newsletter