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Era inevitabile che lo stile di Papa Francesco finisse per creare qualche malumore in quella fetta di intellettuali cattolici che aveva visto nel fortino di fede e dottrina ratzingeriana il ritorno alla chiesa vera, a quella roccia non scalfita dai venti e spiriti conciliati e postconciliari. Nella luna di miele dei media italiani verso Francesco (un amore sbocciato fin dalla prima apparizione di Bergoglio sulla loggia delle Benedizioni e proseguito senza arretramenti di sorta, critiche, appunti e perplessità), il bastian contrario per eccellenza è rappresentato dal Foglio di Giuliano Ferrara. Quotidiano “piccolo ma assai influente” – così l’ha definito lo storico del cristianesimo di scuola conciliare Massimo Faggioli – ospita da mesi la voce dei nostalgici di pizzi, merletti, mozzette, gregoriano, latino e tronetti d’oro foderati di velluto.

L’Elefantino processa il Papa che assolve il mondo
Giuliano Ferrara l’ha scritto chiaramente qualche settimana fa: “Le mie ferite non sono curabili nel suo ospedale da campo”. La critica è al gesuita relativista, che come Carlo Maria Martini assolve “il mondo che ha processato e condannato la chiesa cattolica e il pensiero cristiano”. E’ la fine delle battaglie “dell’esercito angelico di Wojtyla e della cattedra razionale di Ratzinger che hanno spossato e minacciato la contemporaneità”. L’ospedale da campo gesuita (citazione dall’intervista concessa dal Papa alla Civiltà Cattolica) ha una sua bellezza, scrive ancora Ferrara, “ma non mi riguarda”. E’ un cambiamento di linea e di passo netto, per l’Elefantino. Il Foglio, che per anni veniva definito quotidiano più papista dello stesso Osservatore Romano, si smarca dalle lodi generali e pressoché unanimi verso Francesco. Non è più il tempo della difesa totale dei princìpi non negoziabili, di aborto e altre tematiche sensibili si parla solo in “determinati contesti”. Per non urtare il mondo secolarizzato, con il quale si vuole scendere a patti.

Le riserve dello storico De Mattei
Un altro perplesso dall’approccio di Francesco è lo storico Roberto De Mattei, tradizionalista, e fino al 2011 vicepresidente del Cnr. Conversando con Formiche.net a fine settembre, De Mattei definiva “molto pericoloso” il nuovo linguaggio introdotto da Bergoglio, perché “chi domina il mondo della comunicazione non è il Papa, né tantomeno lo sono i cattolici, ma lobby e potentati laicisti in grado di farne un uso distorto”. Personalmente, aggiungeva lo storico, “ho una posizione di forte riserva nei confronti della strategia comunicativa” del Pontefice. De Mattei, comunque, non lesina critiche neppure a Benedetto XVI: “Avevo pensato che intendesse ritirarsi dalla vita pubblica per abbracciare una vita di preghiera e di silenzio. Non discuto il contenuto della sua critica a Odifreddi, ma ancora una volta esprimo delle riserve in termini di opportunità”.

I cattolici “soggiogati dalla personalità di Bergoglio”
Se i blog tradizionalisti non mancano di muovere osservazioni negative al nuovo corso, è sempre il Foglio a prendere l’iniziativa su carta stampata. Il 9 ottobre ha titolato in prima pagina “Questo Papa non ci piace”. Il lungo articolo era firmato da Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, definiti dallo stesso quotidiano “espressione autorevole del mondo tradizionalista cattolico”. I due, senza giri di parole e convenevoli, bocciavano non solo lo stile ma anche il Magistero di Francesco. “Soggiogate dalla straripante personalità di Papa Bergoglio, legioni di cattolici si sono bevute la favola d un problema che non è mai esistito. Tutti lì, con il senso di colpa per duemila anni di presunte soperchierie ai danni dei poveri peccatori, a ringraziare il vescovo venuto dalla fine del mondo, non per aver risolto un problema che c’era, ma per averlo inventato”. E’ quanto scrivono Gnocchi e Palmaro a commento di una frase di Francesco sulla confessione per una donna “che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito”. E oggi i due editorialisti si sono lamentati di essere stati estromessi da Radio Maria con cui collaboravano.

“Rovesciamento netto rispetto al passato”, scrive Magister
E proprio su aborto, matrimonio omosessuale e contraccezione si percepisce “un rovesciamento netto di linea rispetto non solo a Benedetto XVI ma anche a Giovanni Paolo II”. A scriverlo, sul suo blog, è il vaticanista dell’Espresso, Sandro Magister. E’ questa un’altra voce sempre più critica verso il Papa venuto dalla fine del mondo. Tra commenti di docenti ed esperti cattolici, Magister vede rischi e pericoli nei gesti e nelle azioni di Francesco. Un esempio è dato dalle interviste che il Pontefice concede a riviste e giornali: “E’ la modalità preferita da Papa Francesco per parlare ai fedeli e al mondo. Con tutti i rischi del caso”, nota il celebre vaticanista.

Chi sono gli intellettuali cattolici che processano Papa Francesco

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