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Le veline informative giravano da tempo e sostengono: i soci di Intesa sono scontenti per l’operato dell’amministratore delegato della banca, Enrico Cucchiani, per una perdita di efficienza del gruppo e per la conflittualità interna al management. Di più non si può sapere. Le veline sono belle perché apodittiche.

Che significa l’inefficienza di Intesa che da giorni i giornaloni ci ammanniscono non si sa. Forse i risultati aziendali e borsistici non sono esaltanti? Ci vorrebbe Mandrake o qualche altro bravo banchiere maestro di derivati e geniali trucchi contabili per poter far risplendere i conti di una banca, in questo periodo, e fare giochi pirotecnici in Borsa.

Quanto alla conflittualità interna, è davvero bizzarra – se non bislacca – l’accusa: ovviamente un capo azienda, se è tale, deve compiere scelte che possono scontentare qualcuno in azienda e deve poter selezionare dall’interno o dall’esterno uomini e collaboratori. Scelte e selezioni che possono piacere o no, e possono essere condivise o no da azionisti, investitori e management. Bisogna quindi vedere se c’è davvero conflittualità e chi la provoca.

Ma non chiedete informazioni, lumi e dettagli ai soloni dell’eticità che fanno la morale a tutti tranne che a se stessi. Quindi nel silenzio informativo, a parte le suddette veline, ci si può affidare a quello che le cronache, più o meno indiscrete, e più o meno esatte, fanno comprendere tra le righe, come abbiamo cercato di fare negli scorsi giorni.

I maggiori attriti fra Cucchiani e gli azionisti italiani, ovvero le fondazioni Cariplo e Compagnia di San Paolo, sono diversi. Tralasciando quelli che parlano di dissapori interni per manager messi in secondo piano rispetto al passato, come Gaetano Micciché al quale Cucchiani aveva sfilato le prerogative sulle partecipazioni sistemiche, con tutta probabilità sono stati altri i motivi per cui il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, ha deciso di defenestrare amabilmente Cucchiani.

Di sicuro le frasi di Cucchiani sui finanziamenti del passato, e senza grandi garanzie, al bazoliano Zalesky non sono state apprezzate (eufemismo) dal presidente di Intesa. Di certo l’attivismo dell’ex numero di Allianz Italia, che avrebbe sondato investitori esteri e istituti stranieri (tedeschi come Conmerzbank?) per diventare soci forti di Intesa diluendo il peso delle fondazioni bancarie con le ambizioni di sempre ma con meno risorse del passato per patrimonializzare nel caso la banca, è stato giudicato negativamente sia da Cariplo che dalla Compagnia torinese.

Così come la diversa considerazione delle partecipazioni sistemiche, rispetto alla gestione passeriana-bazoliana di Intesa, non ha prodotto particolari simpatie in Bazoli e nei bazoliani per la conduzione di Cucchiani.

Inoltre c’è chi sostiene – anche se il presidente del consiglio di gestione di Intesa, Gian Maria Gros Pietro. ha smentito un interesse di Intesa per Mps – che Cucchiani si sarebbe opposto recisamente a un ipotetico intervento a sostegno della banca senese.

Quel che è certo, dato l’esito dello scontro, è che Bazoli è vivo, vegeto e lotta insieme alle fondazioni per intese che rafforzino Intesa. Auguri.

Intesa, Bazoli si libera del tedesco Cucchiani

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