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Il professore è tornato in cattedra. Dall’eremo del Mater Ecclesiae, nel mezzo dei giardini vaticani, Joseph Ratzinger ha ripreso in mano la penna e si è gettato nuovamente nella mischia. Undici pagine fitte di parole, citazioni e riferimenti bibliografici, spedite a Piergiorgio Odifreddi e oggi (parzialmente) pubblicate da Repubblica.

Lo spunto è dato dal libro “Caro Papa, ti scrivo” (Mondadori, 2011) che lo stesso Odifreddi aveva fatto recapitare tramite un amico comune al Papa ormai emerito, “nella speranza che lo potesse vedere”, dice il matematico. In seguito, aggiunge ancora, gli era stato detto dapprima che l’aveva ricevuto e poi che lo stava leggendo. “Ma che potesse rispondermi e addirittura commentarlo in profondità, era al di là delle ragionevoli speranze”. Invece, pur scusandosi “per il ritardo nella risposta e con un’offerta di ringraziamenti per la lealtà della trattazione”, Benedetto XVI ha risposto.

Un dialogo tra un ex Pontefice massimo della chiesa cattolica e un ateo, sul tavolo due libri: quello di Odifreddi e l'”Introduzione al Cristianesimo” di Ratzinger. Benedetto parte subito con un giudizio sul libro del destinatario della lettera, affermando che “il mio giudizio circa il suo libro nel suo insieme è in se stesso piuttosto contrastante. Ne ho letto alcune parti con godimento e profitto. In altre parti, invece, mi sono meravigliato di una certa aggressività e dell’avventatezza dell’argomentazione”, spiega Ratzinger. Segue un elenco di quattro punti in cui il teologo bavarese confuta e commenta le tesi di Odifreddi.

“La mia critica al suo libro in parte è dura”
Una riflessione tra filosofia, storia e teologia, con riferimenti anche a uno dei drammi che hanno attraversato gli anni tormentati del suo pontificato, lo scandalo dei preti pedofili: “Quanto a ciò che lei dice dell’abuso morale di minorenni da parte di sacerdoti, posso – come Lei sa – prenderne atto solo con profonda costernazione. Mai ho cercato di mascherare queste cose. Che il potere del male penetri fino a tal punto nel mondo interiore della fede è per noi una sofferenza che, da una parte, dobbiamo sopportare, mentre, dall’altra, dobbiamo al tempo stesso, fare tutto il possibile affinché casi del genere non si ripetano”. Il seguito è una riflessione sul valore della teologia, la cui funzione “è di mantenere la religione legata alla ragione e la ragione alla religione. Ambedue le funzioni sono di essenziale importanza per l’umanità”. Il Papa emerito ricorda il suo dialogo con Habermas, in cui “ho mostrato che esistono patologie della religione – e non meno pericolose – patologie della ragione. Entrambe hanno bisogno l’una dell’altra, e tenerle continuamente connesse è un importante compito della teologia”.

“La invito a rendersi più competente da un punto di vista storico”
Ma è sulla figura storica di Gesù che Ratzinger usa i toni più decisi: “Ciò che lei dice sulla figura di Gesù non è degno del suo rango scientifico. Se lei pone la questione come se di Gesù, in fondo, non si sapesse niente e di lui, come figura storica, nulla fosse accertabile, allora posso soltanto invitarla in modo deciso a rendersi un po’ più competente da un punto di vista storico”. E da buon professore, Benedetto XVI suggerisce una lista di libri per approfondire meglio la questione, come “i quattro volumi che Martin Hengel ha pubblicato insieme con Maria Schwemer, esempio eccellente di precisione storica e di amplissima informazione storica”. Respinge al mittente, Ratzinger, l’imputazione di aver “presentato l’esegesi storico-critica come uno strumento dell’anticristo. Trattando il racconto delle tentazioni di Gesù, ho soltanto ripreso la tesi di Soloviev, secondo cui l’esegesi storico-critica può essere usata anche dall’anticristo – il che è un fatto incontestabile”.

Benedetto XVI tutt’altro che nascosto al mondo
La lettera inviata a Piergiorgio Odifreddi è stata protocollata in data 30 agosto, cinque giorni prima di quella inviata da Papa Francesco a Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica. Solo previo permesso, spiega il matematico, è stato deciso di renderla pubblica. Benedetto XVI si conferma sempre meno nascosto al mondo e per nulla imbarazzato dalla coabitazione in Vaticano tra due papi. Ratzinger incontra spesso amici e conoscenti (e non solo ospiti selezionatissimi, ma anche comitive formate da più persone, come la delegazione di Frisinga con tanto di banda al seguito. Qualche settimana fa, poi, ha anche ripreso a celebrare messa pubblicamente. L’occasione era data dall’incontro con il Ratzinger Schulerkreis, il circolo dei suoi ex studenti, che come ogni anno ha organizzato un ritrovo a Castel Gandolfo. Benedetto XVI, insieme ai cardinali Schonborn e Koch, ha celebrato la messa nella cappella del Governatorato, e la sua omelia (a braccio e in tedesco) è stata diffusa anche dalla Radio Vaticana. Il primo a non preoccuparsi di questa situazione è Papa Francesco, che più volte ha detto come la presenza del suo predecessore sia d’aiuto, come avere “il nonno a casa, il nonno saggio”. Anzi, Bergoglio ha anche affermato di aver chiesto a Ratzinger di partecipare maggiormente a incontri e riunioni, ma che il teologo tedesco è sempre rimasto fermo nella sua decisione di adottare un basso profilo. Abbandonato il fardello del Pontificato che ne aveva ridotto le forze (non solo fisiche), il professore bavarese torna a fare ciò che ha sempre preferito: lo studioso. Tra i suoi amati libri.

Le amorevoli bacchettate di Ratzinger all'ateo Odifreddi

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