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Pubblichiamo grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori il commento di Marco Bertoncini apparso sul quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi, Italia Oggi.

L’aumento dell’Iva è la prima, immediata, perfino esemplare occasione per Silvio Berlusconi di mostrare mantenuti nei fatti impegni, promesse, obiettivi come annunciati nel videomessaggio. La tenzone è dal lato destro classificata come una contrapposizione fra sostenitori dei cittadini liberi di scegliere e assertori dello Stato fiscale.

A rendere più ghiotta la circostanza per Fi-Pdl, arriva l’insistenza di esponenti democratici, Stefano Fassina in testa, per rimangiarsi la soppressione dell’Imu sulla prima casa, mai digerita (un altro torchiatore provetto, quale Mario Monti, è su identiche posizioni). La strizzata sull’Iva non è mai andata giù nemmeno a vasti settori del Pd, cominciando da Matteo Colaninno, pungolati dal mondo del commercio.

L’Iva non aveva in origine per il centrodestra le caratteristiche di bandiera proprie dell’Imu: l’impegno per evitarne la soppressione è quindi avvertito nello stesso Pd, ma senza farne una questione di principio. Viceversa il Pdl ne fa una pregiudiziale, in nome dell’opposizione al fisco (con più appelli esternata dal Cav nel suo messaggio) e altresì per mettere spalle al muro gli alleati-nemici di governo.

Un vantaggio propagandistico che arriva ai berlusconiani è rappresentato dagli assertori dell’incremento dell’aliquota. Detto sinteticamente, si tratta di Europa e burocrazia delle Finanze. Due nemici storici, o quasi, per gli elettori di centrodestra. Infatti, la stampa vicina al Cav insiste nel dipingere come sostenitori dell’aumento tributario l’accoppiata Olli Rehn & Fabrizio Saccomanni: il commissario europeo, venuto in Italia a impartir ordini, e il ministro tecnico, incapace di prospettare diminuzioni di spesa perché intento a incrementare le tasse.

Iva, l'ultima trincea di Berlusconi

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