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Taipei (Taiwan). L’agenzia di intelligence e il ministero degli Esteri di Taiwan monitoreranno “con attenzione” le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo che si terranno nei 27 Paesi membri del’Unione dal 6 al 9 giugno. L’obiettivo di valutare eventuali cambiamenti nelle politiche relative allo Stretto. Lo riporta l’agenzia di stampa locale Central News Agency.

Nei giorni scorsi, in audizione al Parlamento di Taipei, Hsu Hsi-hsiang, vicedirettore generale del National Security Bureau (la principale agenzia d’intelligence), ha fatto il punto sulla visita del presidente cinese Xi Jinping in Francia, Serbia e Ungheria, sottolineando l’esigenza di “prestare molta attenzione” a come il Partito comunista cinese stia cercando di “dividere il Continente” dagli Stati Uniti. Così come nelle elezioni europee, è probabile che il Partito comunista cinese tenterà d’influenzare anche le elezioni presidenziali si terranno in Lituania (il secondo turno è fissato per il 26 maggio) e le parlamentari in Belgio. Obiettivo: “liquidare i candidati favorevoli a Taiwan”, ha spiegato Hsu.

I risultati delle elezioni europee sono uno degli elementi internazionali che Taipei osserva con attenzione. Ci sono anche le elezioni presidenziali negli Stati Uniti e soprattutto l’end game sull’Ucraina. Come spiegato su Formiche.net nelle scorse settimane, ecco l’interrogativo: se la Russia avrà successo e il supporto europeo sarà eroso, ci saranno ripercussioni, e quali?, anche su Taiwan? Infine, ci sono le dinamiche interne alla Repubblica popolare, dove il rallentamento della crescita potrebbe rinfocolare l’elemento ideologico e dunque le spinte per quella che Pechino chiama “riunificazione”.

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Mentre Xi cerca di dividere l’Europa, anche con operazioni di influenza, l’intelligence e la diplomazia di Taipei sono al lavoro in vista del voto nei 27. L’obiettivo: valutare cambiamenti nelle politiche relative allo Stretto

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La direttiva europea sulle case green continua a far discutere. Con questo provvedimento viene richiesto un taglio del 16% dei consumi medi entro il 2030, del 20-22% entro il 2035; inoltre bisognerà non solo costruire edifici nuovi secondo le nuove norme, ma dovrà essere ristrutturato il 43% del patrimonio edilizio più energivoro. Si parla cioè di circa 5 milioni di edifici. L’auspicio è che il nuovo parlamento europeo tenga conto delle peculiarità della storia e della identità dei singoli popoli dell’Unione. Scrive Pedrizzi

 

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