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Beppe Grillo è arrabbiato, come sempre. Ma forse per la prima volta a prevalere nell’animo del leader del M5S è la delusione più che la rabbia. La sua chiamata alle armi per il terzo V-Day sembra certificare il fallimento della linea istituzionale del suo movimento.

Il cammino parlamentare dei 5 Stelle
Sono lontani i tempi in cui i grillini facevano il loro ingresso solenne in Parlamento per “aprirlo come una scatola di tonno”. Ora le parole che accompagnano il profilo su Twitter del loro leader, “ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere” suona come un datato e anacronistico ricordo.

Nel frattempo, ne sono accadute di cose. E più che di successi a 5 Stelle, le cronache hanno certificato incomprensioni e dissapori all’interno del Movimento. Certo, ci sarà stato la zampino degli odiati “giornalai”. E l’ostruzionismo degli altri parlamentari a complicare le cose. Ma è chiaro a tutti che la marcia trionfale del M5S non è stata all’altezza dei sogni e delle attese che ruotavano attorno al Movimento. E il primo a saperlo è proprio il suo “portavoce”.

Il dissenso in streaming dei senatori
I retroscena parlano di un Grillo molto deluso dallo spettacolo offerto ieri in streaming dai suoi senatori. La seduta “psicanalitica” di problem solving in gruppi, il lavorare con foglietti e pennarelli, l’emergere di un gruppo di dissidenti che non condivide la linea ufficiale sul ritorno al voto con il Porcellum e il metodo poco democratico imperante, quel “grillismo che si configura con una rigidità paragonabile al bigottismo” per dirla con le parole della senatrice Enza Blundo.

La risposta di Grillo
A loro sembra rispondere con durezza il leader del Movimento, annunciando una nuova grande mobilitazione di massa: “Chi vuole guardarsi l’ombelico si tiri fuori. Il M5S non è il suo ambiente. Presto faremo il terzo VDay. Tenetevi pronti”.
Per l’ex comico non se ne parla, non c’è la minima possibilità di accordo con il Pd o con qualsiasi altra forza presente in parlamento perché “i pezzi bianchi non possono allearsi con quelli neri. A differenza degli scacchi in questa partita non è previsto il pari, ma solo lo scacco matto”. E Grillo si è reso conto che per fare scacco matto “bisogna andare nelle piazze”. Il suo è quasi un chiamare il vero Movimento fuori dal Parlamento che “si è dimostrato una scatola di tonno vuota, il contenuto lo aveva già divorato da tempo il Sistema”.

La profezia di Casaleggio
E allora meglio mandare un generale “vaffa” a tutti da fuori, quasi suggerendo che non può esistere un movimento di lotta e insieme di governo. Forse, in una delle sue rare opposizioni, Gianroberto Casaleggio ci aveva visto giusto. La fantasia al potere non basta ma ci vogliono trasparenza, onestà e competenza, aveva detto il guru del movimento dal palco di piazza San Giovanni a Roma poco prima delle elezioni. Ed è soprattutto quest’ultima ad essere mancata finora al M5S.

Casaleggio a piazza San Giovanni il 22 febbraio scorso:

 

Grillo certifica il fallimento a 5 stelle: M5S di lotta e non di governo

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