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Crescono in modo esponenziale gli incentivi e le agevolazioni per la produzione energetica dalle fonti rinnovabili, soprattutto nei Paesi in via i sviluppo. Lo rivela una ricerca del Worldwatch Institute in cui si sottolinea anche la tendenza a frenare gli aiuti da parte di paesi come l’Italia a causa della crisi economica e della maturità delle tecnologie.

Il boom delle rinnovabili nei paesi in via di sviluppo

Se si tiene conto del totale delle nazioni che promuovevano le rinnovabili, nel 2005 il 70% del totale era composto da Paesi ricchi, ora – nel 2013 – sono solo il 30%. L’Africa Sub-sahariana è passata in questi 8 anni da 0 a 25 paesi con meccanismi di supporto, l’area Caraibi-America latina conta 17 paesi in più tra quelli con incentivi all’energia pulita; in Medio Oriente e Nord Africa sono invece 12 in più rispetto al 2005. Anche la Cina ha scelto di aprire verso l’energia pulita vista non più come un ostacolo alla crescita economica, ma come una possibilità. Il dato è confortante da più punti di vista: i paesi in via di sviluppo, infatti, sono spesso caratterizzati da problemi di accesso alle fonti energetiche, ma con un grande fabbisogno. Le rinnovabili hanno così la doppia funzione di ostacolare l’inquinamento permettendo lo sviluppo.

Gli altri Paesi

All’aumento del numero di paesi in via di sviluppo che incentivano le rinnovabili si è registrato un calo, invece, nei paesi in cui tali incentivi erano già previsti. Su tutte la ragione principale è la crisi economica che ha colpito gran parte dei paesi coinvolti in cui gli incentivi alle rinnovabili non sono stati solo soppressi, ma anche sostituiti da un regime di tassazione con in Bulgaria, Grecia e Spagna. Ma non è solo la crisi a motivare questo taglio di agevolazioni, anche il calo nei prezzi delle materie prime ha prodotto tagli agli incentivi: ad esempio per tecnologie come il fotovoltaico, che ha visto il costo dei moduli crollare dell’80% negli ultimi 4-5 anni, il bisogno di incentivi si è ridotto.

Quali schemi di sostegno

La maggior parte dei paesi, tornando ai dati della ricerca, utilizza come schemi di sostegno i feed-in tariff (FIT), meccanismi simili al nostro vecchio conto energia per il fotovoltaico che hanno dimostrato essere particolarmente efficaci: le FIT attive nel mondo sono al momento 99. Molto diffusi anche i renewable portfolio standard, cioè obblighi per i produttori di ottenere determinate percentuali dell’elettricità dalle rinnovabili – adottati da 76 nazioni – e le politiche di net-metering, come il nostro scambio sul posto.
Anche le politiche fiscali sono molto diffuse e adottate da 66 paesi e declinate in forme molto diverse: si va dai production tax credit, cioè sgravi fiscali sulla produzione, come quelli che hanno spinto l’eolico negli Usa, agli sgravi sugli investimenti fino a specifiche esenzioni, deducibilità, ecc.

Restano, invece, piuttosto trascurate rispetto alle elettriche le rinnovabili termiche e quelle nei trasporti: ad esempio solo 51 Stati hanno obblighi di rinnovabili nei settore della mobilità (di cui 28 sono i membri UE).

Ecco i Paesi dove si incentivano di più le rinnovabili

Crescono in modo esponenziale gli incentivi e le agevolazioni per la produzione energetica dalle fonti rinnovabili, soprattutto nei Paesi in via i sviluppo. Lo rivela una ricerca del Worldwatch Institute in cui si sottolinea anche la tendenza a frenare gli aiuti da parte di paesi come l'Italia a causa della crisi economica e della maturità delle tecnologie. Il boom delle…

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