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Crescita e fiducia sono diventate il motto del Giappone del premier Shinzo Abe. E, in effetti, la sua politica economica, fatta di allentamento massiccio della politica monetaria, svalutazione dello yen e liberalizzazioni sembra aver dato i primi frutti, almeno nei bilanci delle banche. Più vuote, per ora, sono invece le casse statali, che in attesa di un ritorno in termini fiscali, devono sostenere il costo di uno stimolo monstre per far riprendere a correre l’economia del Paese, stretta tra debito pubblico record e tassi d’interesse in crescita.

Il totale da ripagare come tassi d’interesse sul debito pubblico

Con un rapporto debito/Pil al 230% (e con tassi sempre più alti), Tokyo sarà costretta a pagare caro per onorare il suo debito, sottolinea il sito zerohedge.com. Secondo un documento consultato da Reuters, il Giappone mette in conto la cifra record di 257 miliardi di dollari per il servizio del debito nel prossimo anno fiscale, e cioè la spesa per gli interessi corrisposti ai detentori delle obbligazioni statali. Questa somma sarà sborsata a partire dal primo aprile ed è pressoché equivalente al Pil di Singapore, che, secondo la Banca Mondiale, ha sfiorato i 275 miliardi di dollari alla fine del 2012.

Il balzo dei tassi

E, ancora peggio, l’aumento dei tassi d’interesse da ripagare in un solo anno è stato del 13,7%. Quello che manca, invece, è la grande svolta a cui si ambiva per “inflazionare il debito”, una mossa che all’Abenomics non è ancora riuscita, nonostante la svalutazione dello yen.

Il nodo Iva (anche in Giappone)

“L’aumento del costo per ripagare gli interessi potrebbe aumentare la pressione su Abe per procedere con un aumento graduale dell’Iva dal prossimo anno, che sembra essere il primo passo per riaggiustare le finanza giapponesi. Una decisione che viene però sconsigliata dal Partito Liberaldemocratico di cui fa parte il premier, per i timori che si possa così bloccare la ripresa economica”, ha sottolineato il ministro delle Finanze giapponese.

Il bivio di Abe e Kuroda

In altre parole, commenta zerohedge.com, il Giappone, come la Fed, si trova davanti ad un dilemma semplice: fingere che ci siano buone prospettive e puntare sul lungo termine, il che naturalmente ridurrebbe il totale di titoli monetizzabili per gli acquisti del governatore della Bank of Japan Kuroda, o, in alternativa, ammettere che non ci sarà nessun happy ending e monetizzare tutto il possibile. Ad Abe la scelta.

Giappone, i cari interessi che tormentano Abe

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