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Più energia e meno emissioni. Questo binomio è quello che serve al futuro del Pianeta. Da un lato l’aumento della popolazione mondiale unita all’esigenza (e ormai alla volontà concreta) delle economie emergenti di svilupparsi, dall’altro il rischio che i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale mettano in ginocchio il Pianeta.

UNA COPERTA TROPPO CORTA
Il quadro è di quelli in cui verrebbe da dire che ‘la coperta è troppo corta’ per riuscire a coprire tutto. Ma secondo alcuni scienziati, esperti ‘energetici’ – James Hansen, Ken Caldeira, Kerry Emanuel, Tom Wigley – una soluzione ci sarebbe. E, nonostante Fukushima non sia ancora un ricordo sbiadito, chiedono in una lettera-appello un “approccio innovativo” al nucleare nel XXI secolo per affrontare la doppia sfida della crescente domanda di energia e la necessità di affrontare l’adattamento e la mitigazione ai cambiamenti climatici.

PER UNA POLITICA ANTI-RISCALDAMENTO GLOBALE
La comunità scientifica, a cominciare dall’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change), ha rilanciato con forza – nel primo estratto del V rapporto di valutazione sullo stato dei cambiamenti climatici – il bisogno di politiche anti-riscaldamento globale, disegnando scenari estremi della Terra nel caso non si riescano a tagliare le emissioni di anidride carbonica (CO2) o comunque ad invertire la tendenza attuale.

L’ultimo bollettino sulle emissioni dell’Organizzazione meteorologica mondiale parla di un ritmo sempre più incessante che alimenta i cambiamenti climatici e avrà ripercussioni sul futuro del Pianeta. Un incremento che ha fatto registrare un nuovo record per le emissioni di gas serra raggiunto nel 2012. Per l’Agenzia Onu l’aumento di CO2 in atmosfera, tra il 2011 e il 2012, è stato superiore al tasso medio di crescita degli ultimi 10 anni, con un aumento del 32% della ‘forza’ radiativa dovuta all’effetto serra, tra il 1990 e il 2012.

Le emissioni di gas serra nell’atmosfera hanno raggiunto un livello che “forgerà il futuro del nostro Pianeta per migliaia di anni”. Dal 1750 (anno di riferimento per segnare l’inizio della rivoluzione industriale) la concentrazione media di CO2 in atmosfera a livello globale – derivante principalmente dalle emissioni prodotte dai combustibili fossili – è aumentata del 41%; la concentrazione di metano del 160% e quella di protossido di azoto del 20%.

UN NUOVO SGUARDO SUL NUCLEARE
Anche per questo un nuovo sguardo sul nucleare – dicono gli scienziati che promuovono un nucleare del XXI secolo – potrebbe spingere le nuove tecnologie a rispondere sia all’aumento della domanda di approvvigionamento energetico sia alla riduzione delle emissioni di gas serra. Nella sostanza, osservano ancora gli esperti, le sole rinnovabili non bastano per salvare il Pianeta: non sarebbe “l’unica strada” da percorrere e in ogni caso non sarebbe “sufficiente a risolvere da sola i cambiamenti climatici”. E’ per questo che è giunto il momento di “un nuovo approccio al nucleare”.

Un nuovo nucleare per salvare il Pianeta

Più energia e meno emissioni. Questo binomio è quello che serve al futuro del Pianeta. Da un lato l'aumento della popolazione mondiale unita all'esigenza (e ormai alla volontà concreta) delle economie emergenti di svilupparsi, dall'altro il rischio che i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale mettano in ginocchio il Pianeta. UNA COPERTA TROPPO CORTA Il quadro è di quelli in…

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