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Ha incassato la sberla della Cgil (“errore politico”). Ha registrato il ceffone del suo maestro Vincenzo Visco (“un infortunio”). E si è sorbito pure la lezioncina di Repubblica con il pensoso commento di Tito Boeri, che nonostante governi di sinistra, tecnici, di centrosinistra e di larghe intese non è mai diventato ministro, e chissà perché. Ma ha trovato l’elogio malizioso del Giornale di Alessandro Sallusti: “Benvenuto nel mondo reale”.

Stefano Fassina può consolarsi, comunque. L’Unità invece di riservargli critiche e rimbrotti, gli ha concesso lo spazio di una intervista per spiegare, precisare e approndire. Che cosa? Quella frase in stile berlusconiano o brunettiano che tanto ha fatto arrabbiare il segretario della Cgil, Susanna Camusso.

Che cosa ha detto Fassina

Ecco che cosa ha detto ieri il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, già responsabile economia del Pd: “La pressione fiscale è insostenibile e c’è una connessione stretta fra questa, la spesa e il sommerso. Sì, in Italia c’è un’evasione di sopravvivenza. Ci sono ragioni profonde che spingono molti soggetti a comportamenti di cui farebbero a meno”.

I sinistri rimbrotti

Parole scontate, quasi banali. Eppure dalla Cgil fino a Repubblica passando per il Fatto Quotidiano la sinistra più o meno giustizialista si è stracciata le vesti. Però il messaggio, da parte di un esponente di rilievo del Pd che è viceministro dell’Economia, non poteva non divampare politicamente.

Le tappe del poliedrico Fassina

Ma chi conosce bene Fassina non si è meravigliato più di tanto. Come fa intuire anche il corsivo di Dario Di Vico sul Corriere della Sera (“l’allievo prediletto di Vincenzo Visco di errori politici ne fa tanti, una buona parte per eccesso di generosità”). Quella generosità che lo indusse tempo fa a usare parole simili a quelle di ieri in una intervista al quotidiano Il Foglio in una sorta di manifesto neo liberale e pro piccole e medie imprese. (dove Fassina dava addirittura consigli al premier Silvio Berlusconi su una revisione fiscale pro imprese. “Caro Berlusconi, giù le tasse”, il titolo dell’intervista). La stessa generosità con cui Fassina in campagna elettorale perorava la bontà del progetto Italia Bene Comune, ovvero l’alleanza strategica e non solo tattica fra Pd e Sel di Nichi Vendola. E con la medesima generosità Fassina dopo il voto elettorale è passato da fiero fautore di una maggioranza variabile a 5 stelle con il Movimento di Beppe Grillo a inflessibile sostenitore di un governo di larghe intese con quel Pdl di Silvio Berlusconi che in campagna elettorale era stato denigrato in lungo e in largo. Evidentemente le sintonie anti tedesche e anti austerità con Renato Brunetta sono prevalse su ben altri aspetti.

Un preoccupante rapporto “fassiniano”

Ma l’eclettismo poliedrico dell’economista Fassina, molto simile per certi versi a quello dell’economista Brunetta, dovrebbe indurre il viceministro dell’Economia a leggere l’ultimo rapporto del centro studi Nens (fondato da Vincenzo Visco e Pierluigi Bersani), dove Fassina è stato per anni il responsabile del comitato scientifico. Il rapporto non è per nulla ottimistico e incoraggiante per il governo e per il ministero dell’Economia. Si delinea infatti un percorso tortuoso per l’Italia nel rispettare gli impegni europei e anche a causa della congiuntura ancora fiacca che debilita il Pil si ipotizza la necessità di possibili manovre correttive di finanza pubblica.

Chissà se l’onnipresente e loquace Fassina vorrà tornare a studiare i rapporti del “suo” Nens.

 

Fassina, l'economista di lotta e di governo

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