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E’ un “pasticciaccio” quello dei contributi Lega da redistribuire a Juventus e Lazio (finaliste della SuperCoppa Tim, in quanto detentrice l’una del titolo e l’altra della Tim cup), dopo il match di stasera all’Olimpico di Roma, che, di fatto, apre ufficialmente la stagione calcistica 2013/14.

Comunque finirà sul campo, nelle casse dei due club dovrebbero entrare circa 1,8 milioni di euro a testa, ma è la formula con la quale si arriverà a questa redistribuzione che deve far riflettere molti addetti ai lavori (a partire dai media) sulle logiche contorte dell’operazione.

Fino a pochi mesi fa, infatti, era stabilito, grazie anche ad un accordo tra Lega calcio ed un’importante organizzazione cinese, che aveva opzionato anche per quest’anno la finale di Supercoppa Tim, dopo aver gestito le ultime due edizioni (2011 e 2012), che si giocasse allo stadio Olimpico di Pechino (conosciuto come “Bird’s nest”).

Il veto immediato della Juventus su questa opzione ha scompaginato la strategia della Lega, che si è trovata, obtorto collo, a gestire una lite infinita (sul piano economico) tra i bianconeri e i biancocelesti. La Lazio di Claudio Lotito avrebbe voluto giocare in Cina non solo per ragioni squisitamente economiche (1,8 milioni di euro a testa), ma anche e soprattutto per logiche collegate all’internazionalizzazione del brand.

La Juventus, invece, ha deciso, sin da subito, di optare per la ipotesi italiana (si era parlato anche dello Juventus stadium, poi i bianconeri sono scesi a più miti consigli accettando la proposta della Lega per una finale all’Olimpico di Roma), obbligando di fatto la Lazio a rinunciare alla ipotesi-Pechino.

L’aspetto comico di tutta la faccenda è che per questa finale capitolina la SS Lazio incasserà, comunque, 1,8 milioni di euro; la Juventus una cifra identica (che nascerà dall’eccedenza dell’incasso della partita di questa sera). La parte residua finirà, invece, nelle casse della Lega.

Alla fine nessuno dei due club incasserà di più di quanto previsto in Cina (1,8 milioni di euro a testa), nessuno dei due team potrà utilizzare la vetrina internazionale cinese, e sicuramente abbiamo anche deteriorato i rapporti con gli organizzatori locali.

Una storia tipicamente tutta italiana, dove il gioco è soltanto creare problemi al rivale diretto, senza capire (come fanno spesso i club inglesi), che alleandosi, i benefici sarebbero nettamente superiori per tutti.

Ma se questo avvenisse, Juventus e Lazio, non sarebbero due club italiani, chiaramente.

Ne esce male anche l’immagine della Lega, che dovrebbe essere molto più ascoltata dai club e, invece, finisce per diventare il “refugium peccatorum” del football tricolore, ma non è questa, credetemi, la sua funzione precipua.

E nel frattempo all’estero i club inglesi, spagnoli e tedeschi generano business, nuovi contatti commerciali e crescono in brand awareness.

Ma vallo a far capire in Italia! E’ troppo difficile da comprendere, perché la nostra “litigiosità”, questa sì è da “numeri uno”.

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