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Non sono andate giù a Mario Monti le parole di Guglielmo Epifani. Il segretario del Pd, dal palco della festa democratica di Prato, ha fatto notare come il governo Letta “non abbia trovato i conti proprio in ordine: c’era polvere sotto i tappeti del governo Monti”.

Troppo per l’ex premier che ha approfittato dei riflettori accesi sulla prima assemblea pubblica di Scelta Civica, “Fiducia all’Italia”, questa mattina al Teatro Eliseo a Roma per rispondere per le rime all’ex segretario della Cgil: “Caro Epifani, sotto il tappeto rosso che ha accolto Letta a Palazzo Chigi, rosso per riguardo e non per il debito, non c’era polvere: era contornato da lasciti positivi, come l’avvio dell’uscita dell’Italia dalla procedura europea per deficit eccessivo che consente allo Stato di ripagare i suoi debiti verso, le imprese. Non abbiamo lasciato alcun debito verso l’Europa”.

Parole a cui è seguita la richiesta da parte di Scelta civica a Enrico Letta di un’interrogazione urgente in Parlamento per sapere “se è vero che Monti lascia polvere sotto i tappeti”.

La provocazione su Damiano
Monti si è poi focalizzato nel suo discorso all’Eliseo sul progetto di legge presentato dal presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano per rivedere la riforma sulle pensioni del Governo Monti.

“Saremo sostenitori leali ed esigenti del Governo Letta. – ha detto Monti che settimane fa aveva minacciato su Facebook di lasciare la maggioranza – Ma vigileremo e lotteremo contro i tentativi espressi e inespressi di controriforme che farebbero tornare indietro il Paese, come le iniziative legislative di Damiano e della Polverini (Pdl), che vogliono smontare punti essenziali della riforma delle pensioni, esattamente come Damiano fece nel 2006 da Ministro del Lavoro quando annullò la riforma delle pensioni di Maroni. Chiedo ad Epifani se il Pd sostiene la posizione conservatrice di Damiano, che vuole erodere le riforme, o vuole dare voce a una posizione liberaldemocratica che intende favorire il progresso del Paese”.

Il rapporto con l’Udc
Nel giorno in cui ci si aspettava da Monti segnali chiari su futuro del movimento e sue alleanze, come auspicato dal deputato montezemoliano Mariano Rabino su Formiche.net, il Professore ha spiegato che “il nostro compito sarà quello di rendere popolari le scelte giuste di cui il Paese ha bisogno per uscire dalla crisi e tornare a crescere. Un disegno di questo tipo è arduo, perché deve saper unire l’anima liberale riformista e l’anima sociale e solidarista del Paese, dando vita a quella economia sociale di mercato che in Italia come in Europa deve saper riconciliare il mercato e la socialità”. Ma non ha rinunciato a stuzzicare l’Udc con cui negli ultimi tempi i rapporti sono stati spesso tesi: “Se poi qualcuno sentirà il richiamo e vorrà tornare nelle vecchie case politiche di appartenenza potrà ovviamente farlo, ma resterà la validità del nostro progetto”, che sembra voler dire: “Non abbiamo bisogno di voi”.

L’apertura di Casini
Una punzecchiatura che arriva nonostante i segnali distensivi giunti questa mattina da Pier Ferdinando Casini: “Stimo Monti e spero di essere contraccambiato”, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera. Anche se la sua idea è quella di andare oltre i due movimenti, ma comunque insieme: “Serve qualcosa che vada oltre Scelta civica e Udc, sulla tradizione del popolarismo europeo guardando alle elezioni del 2014. Bisogna operare unitariamente, partendo dalla base e superando gli antagonismi che danno il segno della modestia nostra più che delle nostre ambizioni”.

Guarda i video dell’Assemblea di Scelta Civica

Monti bisticcia con Epifani e stuzzica l’Udc

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