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Sua altezza reale, principe George di Cambridge, è nato. Lo scorso 22 luglio Kate Middleton ha dato alla luce l’erede del principe William, chiamando il pargolo George Alexander Louise.

Anche l’Italia è stata contagiata dall’interesse frenetico dei media riguardo la gravidanza e l’arrivo del nascituro. Ma quello che balza agli occhi dei più attenti conoscitori di fatti della casa reale britannica è che uno dei giornali inglesi che ha coperto di più l’evento è stato il Guardian, quotidiano di riferimento dei laburisti.

A proposito di questo interesse verso la monarchia, Formiche.net ha sentito il parere della giornalista e scrittrice Enrica Roddolo, caposervizio del Mondo, esperta della nobiltà d’Europa che ha pubblicato tra gli altri “Dio salvi le regine! Le monarchie dell’Europa contemporanea e i loro protagonisti” (Tea) e “Invito a corte. Storie, ricevimenti e passioni nei palazzi d’Europa e d’America” (Vallardi).

Anche il Guardian si è “piegato” alla frenesia che si è scatenata attorno al Royal baby?

In tutto il circo mediatico creato attorno al Royal baby, l’osservatorio del Guardian è stato uno dei più attivi, sebbene non sia assolutamente filo-monarchia, come si può ben dire invece del Telegraph. Ha sorpreso dunque il Guardian perché, ricordiamolo, nel 2000 fu promotore di una campagna per cambiare le regole dei reali, contestando alla Gran Bretagna di non potersi più permettere una regina. Nelle ultime settimane, però, si capiva che qualcosa stava cambiando, anche se per non tradire il loro fedele pubblico repubblicano il giornale ha scelto di offrire la doppia home-page. Il Guardian nella sua edizione online ha dato ai lettori la possibilità di navigare sul sito, senza vedere la notizia della nascita del figlio di William e Kate.

Quindi il quotidiano filo-laburista ha inaugurato una nuova tendenza?

Il giorno dopo la nascita del Royal baby, il giornale sostiene in un editoriale dal titolo “Welcome baby Cambridge”: ebbene sì abbiamo cambiato idea. In questo articolo si parla della Regina Elisabetta come “the ultimate celebrity, crowd-puller, national product endorser”. Insomma, una vera e propria celebrity, un’aggregatrice di folle e la miglior testimonial del prodotto nazionale britannico. E aggiunge ancora che sì, va ammesso, la monarchia ha compiuto un incredibile recupero di immagine. E oggi convince il 90% degli inglesi.

La casa reale Windsor ha rinvigorito un’immagine che nel tempo si era notevolmente appannata.

La corona si è rivelata una formula che funziona. Quando nacque William si era già sotto il governo di Margaret Thatcher, oggi invece l’Inghilterra è meno razzista, più multiculturale, più liberale. La Regina Elisabetta si è rivelata una guida che ha saputo traghettare dagli anni ’80 ai nostri giorni un intero Paese. Anche Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, sostiene che la forza e la resistenza della casa reale va riconosciuta. Non è mai stata contaminata dal potere politico, ma si è sempre tenuta ben distinta da esso, avendo un potere rappresentativo. Gli inglesi si riconoscono nella casa reale, ma perché non è condizionata dal ruolo politico, è super partes, e questa è la migliore garanzia.

È vero però che la corona ha avuto un periodo molto difficile da superare.

La minor popolarità è iniziata negli anni ‘70. E con gli anni ‘80 Londra ha affrontato dilemmi non solo sociali, ma anche economici fino ad arrivare al complesso decennio, per i Windsor, tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta, con l’incidente di Lady Diana, ma prima con i tradimenti e i divorzi. Solo dopo la morte della Queen Mother si è verificato un progressivo aumento di popolarità. Dopo il giubileo di diamante, nel 2012, il 90% degli inglesi si dichiarava orgoglioso della Regina, per contro il Fabian Society, think-tank laburista, aveva calcolato il 20% di repubblicani, ora evidentemente passati al 10%, con un largo consenso verso la monarchia.

L’essere al passo coi tempi non scalfisce alcune tradizioni ben radicate.

La casa reale Windsor, a differenza delle monarchie in bici, ovvero quelle aperte dell’Europa del Nord, ha preservato un’aura magica e mitica. Il seguire da secoli il cerimoniale è la cornice di questa magia. In fondo William Bagehot nel testo “The English Constitution” sosteneva non solo che la monarchia non avrebbe dovuto confluire nella politica, ma anche che avrebbe dovuto mantenere un velo di segretezza e di inavvicinabilità. I Windsor tengono molto al rispetto della posizione e la famiglia reale non è mai scesa dal piedistallo. William e Kate in questo processo di straordinario adattamento sono un po’ scesi a compromessi, si adeguano al mondo, facendosi vedere raggianti e con l’ovetto con dentro il bimbo come una normale coppia di ragazzi. Sicuramente William sarà un padre presente, basti pensare che Filippo quando nacque Carlo stava giocando a squash, altri tempi.

Perché anche gli Stati Uniti hanno seguito con interesse l’evento?

L’entusiasmo americano può derivare dalla passione anglosassone per le celebrities. Adorano sapere tutto dei loro divi e questa frenesia per la nascita del Royal baby denota una certa nostalgia nei confronti della corona. Atteggiamento che anche la Francia ha verso la famiglia Grimaldi del principato di Monaco. Le principesse e i principi sono certamente le ultime celebrities contemporanee. Su Fox news proprio nei giorni di copertura massima dell’evento qualcuno ha ricordato però che proprio gli Stati Uniti hanno combattuto un Re Giorgio, e per la precisione Re Giorgio III, un regnante, tra l’altro, con lo stesso nome del nuovo nato.

 

Il Royal baby converte anche il Guardian

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