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Carlo Costalli, presidente nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori, lo dice a chiare lettere in una conversazione con Formiche.net. Il Partito popolare italiano? Un’ottima idea, ma a patto che non si regga solo su chi è in Parlamento ma si apra alle istanze “dei cosiddetti corpi intermedi, del mondo dell’associazionismo, dei singoli che in questi anni hanno votato turandosi il naso oppure non lo hanno fatto”. Il giorno dopo la presa di distanza dei ministri pidiellini “diversamente berlusconiani”, si anima il dibattito sul futuro del centrodestra nel Paese e sui destini del governo.

Giuliano Cazzola da queste colonne ha invitato moderati e centrodestra a ripartire da Italia Popolare: che ne pensa?
E’ un’idea che mi stuzzica: se qualcuno fino a ieri aveva dei dubbi sul fatto che in Italia vi fosse necessità di un centrodestra europeo, beh credo che ormai siano svaniti dopo ciò che è accaduto negli ultimi giorni. Sul percorso per arrivarci, la cosa si fa più complessa perché non è solo un problema organizzativo ma soprattutto di contenuti.

Da quali argini politico e di programma non si dovrebbe prescindere?
Dal mio punto di vista non credo che questo centrodestra popolare che faccia chiaro riferimento al Ppe possa essere costruito solo da chi è in Parlamento. Bensì necessita di una voglia di popolo, sostenuta dai cosiddetti corpi intermedi, dal mondo dell’associazionismo, dai singoli che in questi anni hanno votato turandosi il naso oppure non lo hanno fatto.

Riprendendo, ad esempio, lo spirito di Todi?
Noi siamo una realtà che nel nostro piccolo ha dalla sua l’aver promosso Todi 1 e Todi 2, ma sul campo vedo numerose forze disponibili, caratterizzate dalla voglia di impegnarsi.

Quale il mastice per riunificare questi corpi intermedi?
In primis occorre una posizione chiara dal punto di vista del messaggio europeo: in tutti i Paesi vi sono due grandi forze, una di matrice conservatrice-popolare-gollista e una socialdemocratica. Per cui occorre una scelta chiara, per evitare che il grande pubblico sia titubante.

Moderata, non di destra, alternativa alla sinistra, e i contenuti?
Premettendo che in momenti particolari come è questo sostegno il governo di larghe intese, direi di ispirazione cristiana, popolare, democratica, con dibattito interno e altamente partecipativa. Ma nessun dubbio dovrà esserci sull’ispirazione riformista, con riferimento alla seconda parte ella Costituzione.

Patto fiscale, riduzione della spesa pubblica, nuovo welfare: come attuare questi punti in un momento in cui scarseggiano le risorse?
Personalmente sostengo che non potremo uscire da questo pantano se non faremo le riforme. Lobby, corporazioni, magistratura pesantissima bloccano di fatto il Paese, per cui urge un grande progetto di riforme. É chiaro che in quel provvedimento si troveranno gli spazi per operare risparmi. Ad esempio, stiamo litigando da quattro mesi per il taglio dell’Imu. Intendiamoci, l’alleanza dovrà essere tra riformisti.

Qual è stato il limite di questo governo Letta?
E’ stato quello di non aver toccato nulla. Al di là delle buone intenzioni di Enrico Letta, ognuno ha difeso degli spazi garantiti. Non troveremmo mai quei pochi spiccioli per la riduzione del cuneo fiscale se non andremo ad intaccare alcuni principi immobili. Occorre un’alleanza di due o tre anni per mettere in cantiere le riforme strutturali. Anche l’accordo sindacati-Confindustria di poco tempo fa è stata una cosa buona ma qualcuno si è dimenticato di verificarne i costi. Ma attenzione, non attribuisco responsabilità solo alla politica, penso anche a un’imprenditoria che si fa scippare tutto e a un sindacato come la Cgil.

Qual è l’identitkit allora del possibile futuro leader dei Popolari di casa nostra?
In Parlamento vedo alcune figure autorevoli, penso a quei 50enni che se fossero messi nelle condizioni di lavorare potrebbero fare bene. E decidere di “diventare maggiorenni”.

twitter@FDepalo

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