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Ai microfoni de La Zanzara, il Presidente di Barilla, Guido Barilla ha dichiarato:

“Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una famiglia classica dove la donna ha un ruolo fondamentale. Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla famiglia gay. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane un valore fondamentale dell’azienda. Rispetto tutti, che facciano quello che vogliono senza infastidire gli altri. Ognuno ha diritto a casa sua di fare quello che vuole, senza disturbare le persone che sono intorno”. E ancora: “Io rispetto il matrimonio omosessuale, perché tutto sommato riguarda persone che vogliono contrarre matrimonio. Una cosa che non rispetto assolutamente è l’adozione nelle famiglie gay, perché questo riguarda un individuo diverso dalle persone che decidono”.

La libertà di una persona di esprimere il proprio punto di vista su un certo aspetto della realtà, è fuori discussione. Ma chi ha fatto la dichiarazione in questione, che giudico di cattivo gusto e razzista, ma soprattutto sciocca e poco lungimirante, è il Presidente di una multinazionale con marchio “Italia”.

Vorrei motivare quest’affermazione, spiegando che:

È di cattivo gusto e razzista, poiché la dichiarazione è deliberatamente razzista e offensiva nei confronti della sensibilità di una minoranza da tempo offesa, denigrata e umiliata, che sol odi recente in Italia, ha cominciato ad affermarsi come portatrice di istanze sociali e politiche, e ancor prima “umane”. Dire “Rispetto tutti, che facciano quello che vogliono senza infastidire gli altri. Ognuno ha diritto a casa sua di fare quello che vuole, senza disturbare le persone che sono intorno“, è quell’approccio fintamente rispettoso della vita altrui, che grida, invece tutto il proprio odio e razzismo: siate voi stessi lontano dai miei occhi!

È sciocca e poco lungimirante, poiché in quanto impresa multinazionale si riferisce anche a mercati in cui vivono, comprano, consumano e contribuiscono ai fatturati, anche le famiglie omosessuali o gli omosessuali single. Un imprenditore, per di più che porta il marchio del proprio Paese in giro per l’Europa e per il mondo, dovrebbe, per dirlo in modo molto banale: connettere la bocca al cervello, prima di dare libero sfogo alle proprie frustrazioni personali e anche alle proprie idee. Una persona saggia, importante e molto amata, Giovanni XXIII, in occasione di un’intervista televisiva, disse: “è più importante per chi si trova al posto mio, saper tacere, parlare con misura, con garbo, con rispetto per tutti gli altri”. L’umiltà va di pari passo con la saggezza, non ci aspettiamo queste grandi doti in chiunque rivesta cariche di alto profilo, ma tant’è.

Poco dopo, in perfetto stile italiano (dello stereotipo), Guido Barilla dichiara la sua vicinanza alle persone omosessuali, il suo sostegno alle coppie e si scusa pubblicamente. Una cosa del tutto illogica e falsa, perché dopo una dichiarazione così fortemente connotata, in cui si contrappone nuovamente famiglia tradizionale e famiglia omosessuale, natura e non natura, una persona non può rimangiarsi tutto in poche ore, il danno è fatto, sarebbe stato molto più dignitoso, per il Sig. Guido Barilla, tacere e procedere per la sua strada: le idee, se importanti, vanno difese.

I movimenti di consumatori responsabili, un po’ ovunque, hanno dato inizio ad una campagna di boicottaggio dei prodotti Barilla in tutto il mondo. Con l’hastang #boicottabarilla, facebook e twitter hanno visto un fiorire di reazioni negative nei confronti della Barilla, pronti I competitor a far presente che loro, invece, amano I gay e per loro le famiglie sono tutte uguali. Sono onesti? Ci credono sul serio? Poco conta, hanno colto l’opportunità, l’errore gravissimo di un imprenditore che ha offeso una parte di propri clienti, e che mi auguro non vorranno più acquistare suoi prodotti.

Il business deve essere anche socialmente responsabile. Molti dicono: non boicottiamo un nostro marchio. Che senso ha? Siamo in Europa, dove chi ha risorse acquista e chi non le ha vende. L’italianità non esiste più da tempo, e se ciò che ci resta è un’impresa dichiaratamente omofoba, allora ne possiamo fare tranquillamente a meno. Come cittadino cosciente, libero e responsabile ho il diritto di affermare la mia opinione, ho io il portafogli e sono io a decidere cosa comprare e sono altrettanto libero, proprio perché siamo nel rispetto della libertà di pensiero, di fare cattiva pubblicità a questa impresa.

Qualche cosa di simile, di cui avevo parato in un contributo comparso su sociologia del lavoro, sulla responsabilità sociale d’impresa, era accaduta negli USA, dove la seconda più importante catena di vendita statunitense aveva dato dei finanziamenti ad un partito/esponente politico, omofobo. Ebbene, i cittadini si sono organizzati per boicottare la catena. Che l’esito possa essere importante per l’impresa è davvero difficile, ma come cittadini siamo liberi di dire: no, a me questo non va bene e da me non avrai più un centesimo.

Questo è in perfetta sintonia con la libertà di pensiero sbandierata da Barilla quando ha dichiarato ciò che ha dichiarato, e la libertà nostra, come cittadini e consumatori, di opporci. La libertà comporta sempre responsabilità, e bisogna essere pronti a subirne le conseguenze.

L’evento sui media internazionali

Der Spiegel, The Guardian, Le Monde, El Pais.    

 

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