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La cosa nera? “Non ci credo, la destra non sarà mai unita”, dice il direttore del Secolo d’Italia Marcello De Angelis perché, ragiona con Formiche.net, le rifondazioni non funzionano, “lo abbiamo visto a sinistra ma anche al centro e richiamerebbe solo una minuscola parte di consenso che potrebbe arrivare al 3% o forse più”.

Campidoglio, 1993-2013: si è chiuso il ventennio della destra italiana?
Sì. Ma non ci si rende conto di quanto siano lunghi vent’anni, anche perché le trasformazioni della politica sono molto più rapide. E’ finito il ciclo della destra così come noi la conosciamo, non la fine del centrodestra né la fine di un percorso valoriale.

Anche nel ’93 si chiudeva una fase?
Era quella la parabola lunghissima del cosiddetto “Polo escluso”, come lo definì Piero Ignazi, che in realtà usciva dalla sua esclusione non come poi in seguito si è voluto sostenere, ovvero con un endorsement di Berlusconi. Ma grazie al fatto che il Msi era rimasto l’unico partito in piedi tra le rovine di Tangentopoli, mantenendo un’immagine di estraneità rispetto agli altri partiti. Per cui quell’anno alle amministrative, a Roma con la candidatura di Fini e a Napoli con Alessandra Mussolini, ottenne risultati superiori a un terzo e venne legittimata dagli elettori come forza politica. E in seguito accettata come interlocutrice da Berlusconi.

Di chi la paternità del famoso sdoganamento?
Il precedenza lo aveva fatto Bettino Craxi nei confronti di Almirante. Da allora in poi questa destra, che poggiava le sue radici nella marginalità, con una sorta di piacere di essere nel ghetto, progressivamente ha dovuto imparare a stare al mondo e navigare in mare aperto. Lo ha fatto per certi versi con successo, ma inevitabilmente anche attraverso delle trasformazioni interne, ma soprattutto esterne, che ne hanno fatto perdere i connotati.

Luca Telese da queste colonne ha detto che la destra in Italia è stata “caimanizzata”: ma è solo colpa di Berlusconi?
Sono formulette che non dicono nulla in termini di analisi politica. Tutta la politica italiana, se vogliamo, è stata berlusconizzata. Ma è talmente evidente il fatto che questi vent’anni siano stati caratterizzati da una presenza così invasiva, che nessuno potrebbe prescindere dal confronto con lui, compresa la sinistra.

Anche ciò che è accaduto nel Pd allora è stato in qualche modo berlusconizzato?
Certo, la concausa è un fatto. Monti ad esempio non sarebbe esistito se non vi fosse stata la necessità di alcuni di estromettere il Cavaliere. Ovvio che fin quando ci sarà Berlusconi in campo, la politica italiana girerà attorno a lui. Ma questo riguarda ovviamente chi con lui ha lavorato per quei vent’anni: nel bene e nel male. Nessuno può dire di aver potuto prescindere da lui in questi due decenni.

Cosa nera, cosa tricolore, nuova An i nomi che fioccano in questi giorni: ma le idee?
Le etichette sono il nemico dell’analisi politica, perché nel tentativo di reperire un nomignolo simpatico non si riflette sui dati oggettivi: quando invece la politica è estremamente oggettiva. A mio avviso la destra come noi la conosciamo non ha spazio elettorale, perché l’appartenenza identitaria oggi rappresenta una minoranza. Le rifondazioni non funzionano, lo abbiamo visto a sinistra ma anche al centro. Richiamerebbe solo una minuscola parte di consenso che potrebbe arrivare al 3% o forse più, ma presupponendo un’unità che, a destra, non c’è mai stata e che non ci sarà mai.

Un’operazione, quella annunciata nelle giornate tricolori da La Russa e Meloni, allora, destinata a fallire?
Moltissimi elettori tradizionali della destra sono usciti dagli schemi e alle scorse politiche hanno votato per Grillo spinti dal desiderio di protesta. E purtroppo alle amministrative non si sono sentiti coinvolti. Non trovo interessante nessun progetto che voglia rimettere insieme gli spezzoni del 4%. La politica guardi avanti, quindi l’unica chanche sta in una proposta valoriale seria. Il problema è che bisognerà essere credibili e la credibilità non si improvvisa. Grillo è riuscito ad infatuare gli italiani solo perché era una novità. Ma quell’infatuazione, in quanto poco credibile, si è già esaurita.

twitter@FDepalo

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