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E’ stata approvata ieri dal Senato con 249 sì, 3 no e 14 astenuti, la mozione Pd-Pdl che impegna il governo a prevedere l’adozione da parte del ministro dell’Economia di specifiche direttive che individuino criteri e modalità di carattere generale per la nomina e la decadenza dei componenti degli organi di amministrazione delle società controllate del Tesoro.

I PUNTI SALIENTI
Tra le norme previste dalla mozione che ha come primo firmatario Salvatore Tomaselli (Pd), l’introduzione di una specifica causa di ineleggibilità in caso di rinvio a giudizio o condanna per gravi fattispecie di reato e l’attivazione di una valutazione dei requisiti professionali basata su esperienza, autorevolezza, assenza di conflitti di interesse.
La mozione impegna inoltre il governo – non obbligato a recepirla anche se è già arrivato l’avallo del viceministro di Economia, Stefano Fassina (Pd) – a riferire annualmente alle Commissioni competenti circa l’applicazione dei criteri e procedure adottati; a promuovere nelle assemblee societarie l’adozione di criteri trasparenti ed equilibrati nella remunerazione dei vertici manageriali; a promuovere l’adozione di analoghe procedure da parte delle altre pubbliche amministrazioni.

LA DECADENZA AUTOMATICA
E’ prevista anche la decadenza automatica in corso di mandato dei componenti del consiglio d’amministrazione condannati o che hanno patteggiato la pena per gli stessi reati.

LE SOCIETÀ NON QUOTATE
Nei casi di società non quotate e controllate, il cui consiglio di amministrazione è composto da cinque membri, al presidente possano essere affidate dal consiglio deleghe esclusivamente nelle aree delle relazioni esterne e istituzionali e la supervisione delle attività di controllo interno, previa delibera assembleare che ne autorizzi la delega.
L’obiettivo è quello di promuovere competenze, buone pratiche e l’adozione di criteri trasparenti ed equilibrati nella remunerazione dei vertici manageriali.

GLI SGAMBETTI A MONTI
Il voto sulla mozione è stato anche teatro dell’ennesimo scricchiolio dell’alleanza tra Scelta Civica e Udc, vicine allo strappo finale.
I montiani avevano annunciato tramite il loro portavoce nazionale Benedetto Della Vedova che si sarebbero astenuti dal votare la mozione se non fossero stati accolti gli emendamenti presentati dalla senatrice Linda Lanzillotta. Uno per porre un limite di tre mandati ai membri dei consigli di amministrazione delle società a partecipazione pubblica. L’altro per evitare che i candidati non eletti in Parlamento possano trovare posto negli stessi cda.
Subito dopo Della Vedova, è stato il leader Udc Pier Ferdinando Casini a prendere la parola per dire che i centristi avrebbero votato la mozione Pd-Pdl. Una presa di posizione che potrebbe rappresentare l’ultimo atto del matrimonio tra i due partiti. In dissenso dal Gruppo, il senatore Casini, a Palazzo Madama nel gruppo di Scelta Civica, ha votato a favore della mozione unitaria.

SÌ DEI 5 STELLE
Mentre Scelta Civica si è astenuta per le annunciate motivazioni politiche, la mozione è stata votata da tutti gli altri gruppi, anche dal Movimento 5 Stelle. I grillini hanno rilevato che “le società a partecipazione pubblica operanti in settori strategici, tra cui Enel, Eni, Ferrovie dello Stato e Finmeccanica, hanno estremo bisogno di un management capace di tutelare l’immagine dell’azienda e l’onorabilità del marchio”, soprattutto a fronte dei recenti scandali che le hanno interessate.

LE MOZIONI RITIRATE
Al termine della discussione sono state ritirate le mozioni originariamente presentate, illustrate rispettivamente dai senatori Stefano Lucidi (M5S), Volpi (Lega) e Tomaselli (Pd). Nella discussione generale sono intervenuti tra gli altri i senatori Paolo Romani (Pdl) e Massimo Mucchetti (Pd).

IL RISIKO DELLE NOMINE
Le proposte di Scelta Civica, a cominciare da quella sul limite dei tre mandati nei cda – rileva Sergio Rizzo sul Corriere della Sera – non state accolte anche perché giudicate “indigeribili ai vertici di molte aziende pubbliche”. Se fossero passate, già il prossimo anno sarebbe stata impossibile la riconferma di nomi importanti in aziende come Enel o Poste, che potrebbe avere ripercussioni su tutti i cosiddetti “campioni nazionali”, a cominciare da Finmeccanica.
Nel risiko dei giochi di potere, alle spalle di questa offensiva – che non coinvolge solo Scelta Civica – non c’era solo l’obiettivo di mettere i bastoni tra le ruote all’Udc, ma si starebbe consumando una guerra tra chi vuole azzerare le nomine esistenti, aprendo così importanti caselle da riempire, e chi preferirebbe gli schemi attuali. Sono molti i cda in scadenza. Già a fine giugno ci sarà l’assemblea di Ferrovie dello Stato, mentre per Finmeccanima la data dovrebbe essere nella prima metà di luglio. Nel 2014, Eni, Enel, Fintecna e Poste.
Anche per questo, sottolinea Rizzo, il governo ha voluto “blindarsi” con la prevista costituzione di un “comitato nomine”, chiamato a vigilare sul rispetto di criteri e procedure.

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