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Da quattro anni, da quando Mahmud Ahmadinejad è stato rieletto tra le polemiche dell’Onda Verde, la leadership islamica e i suoi custodi, guidati dalla Guardia Rivoluzionaria, mantengono un ferreo controllo sulla Repubblica islamica. Tutte le decisioni devono avere il loro consenso, inclusa la direzione del programma nucleare e l’appoggio verso i paesi alleati, come la Siria di Bashar al-Assad.

Ma questo venerdì la guida del paese potrebbe prendere un’altra direzione, visti gli indici di un’economia in crisi, non solo a causa delle sanzioni internazionali, ma anche di una linea di politica economica poco efficace. Secondo un reportage di Euronews, le elezioni sono al centro dei discorsi dei cittadini. A Teheran non si parla d’altro: dai quartieri ricchi in stile occidentale fino ai bar delle zone più popolari. L’isolamento del paese e l’aumento dei prezzi sono al centro dell’attenzione.

Questo è un elemento che potrebbe favorire il candidato Mohammad Baqer Qalibaf, ritenuto un buon amministratore. Mentre la frustrazione che genera il confronto con Occidente potrebbe giocare a favore di candidati come l’ex vicepresidente Mohammed Reza Aref. Ma quali sono tutte le opzioni per gli elettori?

I candidati

Dopo l’esclusione di Akbar Hashemi Rafsanjani – temuto dai conservatori per il possibile sostegno dei movimenti dell’opposizione – restano in lizza Hassan Rohani, ex capo negoziatore per il nucleare. Un personaggio che potrebbe attrarre i voti degli elettori che sperano in una maggiore libertà e nella fine dell’isolamento diplomatico.

Tra i candidati conservatori, i più favoriti sono il consigliere diplomatico di Khamenei, Ali Akbar Velayati, l’ex-negoziatore per il nucleare Said Jalili e il sindaco di Teheran, Mohammad Baqer Qalibaf.

I leader delle proteste dell’Onda Verde nel 2009, Hussein Mousavi (ex premier) e Madhi Karroubi (ex presidente del Parlamento), sono agli arresti domiciliari dall’inizio del 2011. Le forze di sicurezza sono in stato di allerta, anche se non ci sono indicazioni su possibili manifestazioni di massa. Anche i social network sono sotto sorveglianza.

Amnesty International ha denunciato decine di arresti arbitrari e violazioni dei diritti umani nei confronti di giornalisti, attivisti politici, sindacalisti, studenti e cittadini che reclamano maggiori diritti per le minoranze religiose ed etniche.

La campagna di boicottaggio

Secondo due sondaggi, l’affluenza prevista per le elezioni di venerdì è tra il 60 e il 70%. Ma in Iran non ci sono sondaggi pre-elettorali e non c’è modo di confermare chi è in testa.

Le legge elettorale iraniana prevede che se un candidato non raggiunge la maggioranza assoluta al primo turno, i primi due, dopo una settimana, devono misurarsi al ballottaggio. Le presidenziali di venerdì sono state abbinate alle elezioni municipali in un inedito “election day” per l’Iran.

Intanto, un gruppo eterogeneo che va da attivisti liberali fino al professore di psicologia Yahya Seyyedi, leader dell’iniziativa, cercano di boicottare le elezioni. I motivi? La repressione verso i dissidenti e la contrarietà alla non abilitazione del moderato Rafsanjani, il candidato che in molti avrebbero votato.

Chi sono i candidati alla presidenza dell'Iran

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