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Austerity, rigidità, ottusità? Non sembra possibile definire così la linea tedesca tenuta fino ad oggi durante la crisi dell’eurozona. Una strategia, che, in sostanza, è stata la migliore possibile, almeno secondo quanto emerge da un paper di Unicredit a firma di Andreas Rees. L’economista sottolinea la popolarità della cancelliera tedesca Angela Merkel grazie alla sua gestione della crisi, chiude ad ogni possibilità di successo degli euroscettici e loda il cambio di rotta di Berlino in Europa, fatto di piccoli obiettivi e di approcci diretti con i governi partner.

Le critiche all’eurozona

Sin dall’inizio della crisi nell’eurozona nel 2010, si spiega, ad essere sotto i riflettori sono state le perplessità sul vero ruolo politico tedesco nella regione. E le critiche delle cassandre nei Paesi al di fuori della regione hanno riguardato essenzialmente tre questioni. “Primo, se la Germania avrebbe sviluppato una linea sempre più antieuropeista. Secondo, il fatto che i politici tedeschi non agissero in modo abbastanza risoluto per mettere fine alla crisi. Terzo, l’improbabilità di un’ulteriore integrazione politica”.

Il flop degli euroscettici

Il primo dei timori, basato sull’idea che la Germania divenisse sempre più anti-europeista, “sembra essere spazzato via dai sondaggi. La Germania, certo, è sempre più irritata per i salvataggi dei suoi partner europei, ma i numeri danno torto agli euroscettici. I due nomi più popolari sono due degli architetti dell’Esm e dei vari pacchetti di aiuti: la cancelliera Merkel, con un consenso del 67%, e il suo ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, al 64%”.

La linea tedesca? La migliore possibile

Si crede inoltre che i politici tedeschi non vorranno mai agire in modo risoluto per mettere fine alla crisi dell’eurozona. “Ma la determinazione non può certo essere confusa con trasferimenti senza condizioni – commenta Rees -. La Germania è stata un creditore importante in cambio di riforme strutturali nei Paesi aiutati”. Ma anche qui sono i risultati a fare chiarezza. “I voti al Bundestag hanno approvato questa linea nell’80% dei casi dal 2011. Quale altra politica avrebbe avuto senso, dal punto di vista economico? Trasferimenti senza paletti non avrebbero che stimolato moral hazard”, si chiede l’analista di Unicredit.

Un’integrazione step-by-step anziché basata su grandi e irrealizzabili progetti

Senza dubbio si avrebbe dovuto fare di più per ottenere una maggiore integrazione europea. Tuttavia, “l’impegno tedesco implicherà la realizzazione degli aggiustamenti necessari nel tempo. Inoltre, i politici hanno ridefinito i loro obiettivi per ottenere un’eurozona funzionante nel modo corretto. Invece di unioni politiche e fiscali, si è optato per un percorso step-by-step più pragmatico con maggiori probabilità di successo. E l’unione bancaria e altre iniziative bilaterali sono le priorità di questa agenda”.

Il nodo e la tempistica dell’Unione bancaria

E’ vero che ci son ancora dibattiti sul secondo e il terzo pilastro dell’Unione bancaria. Poche settimane fa, Schäuble ha espresso forti riserve sulla proposta del commissario Michel Barnier sulla costituzione di un’autorità per un piano di risoluzione e un fondo comune. “Ma il dissenso – si sottolinea – non riguarda l’unione ma il processo necessario per attuarla. Schäuble considera infatti presupposti necessari le modifiche ai trattati europei per muoversi su questa linea. Dopo il voto tedesco è probabile che si trovi un accordo tra Berlino e Bruxelles, ma quando? Con le elezioni per il parlamento europeo nel maggio del 2014 e la formazione di una nuova commissione, il rischio è che si continui a rimandare”.

Dall’approccio comunitario a quello integovernativo…sempre più verso un’Europa a due velocità?

Negli ultimi mesi inoltre Merkel si è spostata dall’approccio definito “comunitario” a quello più intergovernativo. E a giugno, insieme al presidente francese François Hollande, ha proposto di creare un presidente permanente dell’eurogruppo, in parallelo al ruolo della commissione. “Le iniziative bilaterali si sono moltiplicate, con gli aiuti tecnici e finanziari a Spagna, Portogallo e Grecia da parte del KfW e il summit sulla disoccupazione giovanile a Berlino. Una strada che potrebbe incoraggiare la ripresa specialmente dopo il voto tedesco”, conclude il report.

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