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Stamane si è tenuta presso l’Eurispes una tavola rotonda con l’economista James Kenneth Galbraith, docente presso l’Università del Texas. Quattro sono le cose da fare secondo il Professore, per evitare la disintegrazione del Sud – Europa.

 

Il primo punto riguarda la stabilizzazione economica, cercando tuttavia di non “promettere la luna”. “Non si può immaginare una crescita in tempi rapidi, ma si deve piuttosto lavorare per contenere la recessione e trasformarla in stabilizzazione”, ha commentato il profesessore

 

Il secondo punto riguarda la solidarietà, ovvero la collettivizzazione dei debiti di alcuni Stati come Cipro con quelli delle Nazioni più ricche del Nord Europa e rimborsabili con le sole forze interne a questi paesi. Le Nazioni ricche avrebbero così il vantaggio di restituire l’ossigeno necessario a quei mercati nei quali loro stesse esportano.

“In ogni scambio autentico tra esseri umani il vantaggio del dare è incolmabile. La giustizia

può essere pensata soltanto al di là della simmetria tra dare e prendere. Di conseguenza “rispondere” può essere l’ulteriore dare, con cui viene instaurato nuovamente un rapporto asimmetrico”. (Peter Sloterdijk).

 

Il terzo suggerimento è riferito a politiche che incentivino il lavoro, la produzione  e la formazione dei giovani, tassando i beni non produttivi.

 

Infine e non meno importante, il quarto consiglio è garantire la sussistenza delle fasce più deboli della popolazione, tramite un sussidio di disoccupazione e un sistema di pensioni minime.
In questo contesto, l’Italia, ha riferito il professore, avrebbe un ruolo cruciale. Essendo il Paese più importante e più forte industrialmente dell’area mediterranea, dovrebbe giocare la propria leadership per trattare con gli Stati del Nord!

 

Non dobbiamo però dimenticarci che è molto difficile trattare con gli Stati del Nord Europa i quali privilegiamo politiche di austerity che stanno deprimendo la crescita europea e soffocando i paesi in difficoltà, a differenza di quanto potrebbero fare politiche di stampo Keynesiano.

E’ davvero possibile allora aspettarci la solidarietà ed in particolare la collettivizzazione dei debiti auspicata dal Professor Galbraith?

Nel 1947, il filosofo francese Alexandre Kojève pubblicò un testo dal titolo “L’impero Latino”, in cui l’autore affermava che la Germania sarebbe diventata in pochi anni la principale potenza economica europea riducendo la Francia a mera potenza secondaria all’ interno dell’ Europa continentale.

Kojève proponeva alla Francia di porsi alla guida di un “impero latino”, che avrebbe unito a livello economico e politico le tre grandi nazioni latine ( Francia, Spagna e Italia), in accordo con la Chiesa cattolica. La Germania più protestante, che sarebbe presto diventata la nazione più ricca e potente in Europa, sarebbe stata allora attratta inesorabilmente dalla sua “vocazione extraeuropea” verso le forme dell’ impero anglosassone (Stati Uniti Inghilterra).

L’Unione Europea ha fondato il suo presente e futuro su una base prettamente economica, tralasciando le radici culturali dei diversi Paesi. Non so se la ricetta di Kojève sia la ricetta giusta ma credo sia indispensabile per lo meno riflettere su tale ipotesi per analizzarne la fattibilità e magari trarne spunti di riflessione.

L’omogeneizzazione economica degli Stati del Sud Europa non deve, a mio avviso, deprimere e danneggiare la storia culturale dei singoli Paesi, storia che ha fortemente  contribuito a formarne l’identità.

E tuttavia rimango profondamente convinto che, in un contesto di preservate identità nazionali, solo la collettivizzazione della solidarietà a scapito di interessi particolaristici ed individuali  possa giovare al futuro dell’intera Unione Europea.

La visione dell’Unione Europea a doppia velocità culturale

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