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Più che un tesoretto quello che Bruxelles ha riservato all’Italia con i fondi di coesione previsti dal budget finanziario Ue 2014-2020. 29 miliardi con cui l’Italia supera tutti tranne la Polonia, o dipende dai punti di vista, può dirsi il penultimo Paese nella classifica europea di chi se la cava meglio da solo. Ma guai a nuove distribuzioni a pioggia dei fondi, che, ha sottolineato la settimana scorsa la Commissione, dovranno essere usati prevalentemente per lo sviluppo dell’agenda digitale, per il sostegno alle Pmi e nell’economia a basso tenore di emissioni.

Gli stanziamenti alle Regioni

Anche se i dati potrebbero variare in base agli accordi finali Consiglio-Parlamento, alla fascia delle Regioni italiane meno sviluppate viene allocato un totale di 20,262 miliardi. Un miliardo per le Regioni in transizione. Alle Regioni più sviluppate 6,982, mentre 994 milioni sono di cooperazione territoriale. Per un totale di 29,238 miliardi.

La classifica europea

Vanno alla Polonia i maggiori stanziamenti del budget Ue 2014-2020 per le politiche di coesione, pari a 72,57 miliardi. Seconda beneficiaria dei 28 è l’Italia, con 29,24 miliardi. Terzo Paese beneficiario, dopo l’Italia, è la Spagna, con 25,03 miliardi di euro, seguita da Romania 21,75 miliardi. Tra gli altri Paesi destinatari di uno stanziamento che supera i 16 miliardi troviamo la Repubblica Ceca (20,51); Ungheria (20,43); Portogallo (19,53) e Germania (17,15).

Poche e chiare priorità 

Ma già prima della decisione sui fondi gli avvertimenti di Bruxelles sono stati chiari. Il commissario alle Politiche regionali Johannes Hahn ha spiegato che, attraverso la bozza di accordo di partnership “che attendiamo dall’Italia in autunno”, l’obiettivo è di “assicurare una forte concentrazione delle risorse disponibili su poche, chiare priorità”.

Agenda digitale, Pmi, green economy

E le future strategie per l’utilizzo degli stanziamenti europei sono al centro della bozza di accordo alla quale l’Italia sta lavorando, e che dovrebbe consegnare alla Commissione entro il 30 settembre. Il grosso degli investimenti dovrà essere concentrato nell’agenda digitale, sostegno alle Pmi e nell’economia a basso tenore di emissioni.

Stop agli sprechi stile concerto di Elton John

Nella programmazione, ha aggiunto Hahn, “ci sono tipi di progetti che non vogliamo più vedere e altri che vorremmo di più. Ci sono già buoni esempi in giro, come le Tecnopoli in Emilia Romagna, i piani di sviluppo urbano integrato in Toscana, o quelli per le energie rinnovabili in Puglia”. Ma, ha commentato, “non vogliamo più l’utilizzo dei fondi per eventi come il concerto di Elton John a Napoli, o l’A3 Salerno-Reggio Calabria”.

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