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In un lungo editoriale due esperti del team europeo de Center for strategic and international studies (Csis), capitanato da Heather A. Conley, tornano sulla situazione italiana, che avevano già trattato nel mese di febbraio, alla vigilia delle elezioni.

In quell’articolo si notava un’apertura di credito verso il Movimento 5 Stelle, un’attenzione particolare rispetto alla visione prevalente in Italia nella fase pre-elettorale, quando ancora si valutava come dominante un assetto bipolare, con una terza forza montiana a fare da ago della bilancia.

Non sorpreso dal ritorno di Berlusconi al centro della scena politica con il governo di grande coalizione, il Csis però sottolinea i 75 anni del leader del Pdl e gli 86 anni del capo dello Stato Giorgio Napolitano. Un modo per dire che queste figure non possono rappresentare il futuro della politica italiana. Che invece può trovare nuovo impulso in Enrico Letta. Il premier, nota l’articolo, ha “credenziali tanto conservatrici quanto liberali”, con una “rassicurante posizione filoeuropea” e una “comprensione profonda delle sfide economiche” che attendono il Paese e il vecchio Continente. Con lui prende forma una “versione meno tecnocratica del governo Monti” cui corre l’obbligo di adottare riforme strutturali necessarie per la competitività del Paese. Ma su tasse e giustizia i due maggiori partiti della coalizione sono divisi, mentre sulla riforma elettorale c’è una sottile partita: tutti la vogliono cambiare, ma chi prenderà l’iniziativa “potrà influenzare gli assetti post-elettorali”.

C’è poco tempo, però, per superare questi contrasti, perché la crisi economica ha i suoi tempi stretti. Ecco allora che, “se deve fare una sola cosa, Letta è meglio che si occupi della riforma elettorale” che dia una chiara maggioranza e impedisca lo stallo delle otto settimane post-elettorali italiane.

Ciò detto resta il giudizio positivo su Enrico Letta che incarna “il ringiovanimento assolutamente necessario del campo politico nazionale”. E’ in questa chiave generazionale che le elezioni nella seconda metà del 2013 o all’inizio del 2014 sono auspicate dal Csis, per dare la guida del Paese “nelle mani di una nuova leva di leader politici italiani”.

La soluzione rapida è anche consigliata per il Pd, perché “più dura il governo Letta, più è probabile che il Pd si indebolisca ancora, o addirittura si scinda in due”. Un’ultima notazione sul Movimento 5 Stelle, salutato con simpatia a febbraio per la carica di rottura, ma la cui condotta post-elettorale è stata deludente per il Csis, rafforzando la percezione che si tratti un “movimento di protesta generico con scarsa coesione e incapace di formulare un’agenda diversa dalle idee personali di Grillo”.

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