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Il grande giorno di Telecom inizia con la luna storta. In attesa delle decisioni del cda su scorporo della rete e futuribile fusione con la società Hutchinson Whampoa del cinese Li Ka Shing, e due giorni dopo Moody’s, è arrivato il downgrade anche di Standard & Poor’s. L’agenzia americana ha tagliato il rating del gruppo da BBB/A-2 a BBB-/A-3, l’ultimo gradino prima del livello junk (spazzatura). Un downgrade che avrà effetti sulle possibilità di spin-off e sulla partecipazione della Cdp nel progetto?

Le motivazioni del downgrade di S&P

La decisione è giunta a seguito di una revisione al ribasso del profilo di rischio della società ed è legata a una valutazione della leva finanziaria di Telecom Italia, giudicata troppo alta per il rating BBB. S&P ha sottolineato come il gruppo continuerà ad affrontare condizioni difficili sul mercato italiano delle tlc nel biennio 2013-2014, con prospettive incerte di ritorno alla crescita. Telecom Italia comunque, ha aggiunto l’agenzia, presenta una forte posizione sul mercato interno, margini di Ebitda superiori alla media del settore e una solida posizione in Brasile.

Ma le grandi partite il presidente del gruppo Franco Bernabè oggi le gioca in Italia. “I nodi stanno arrivando al pettine. L’idea di separare la rete in una nuova società in cui entrino anche i concorrenti (“One Network”) ormai è più che matura”, scrive sul suo blog Stefano Quintarelli, deputato di Scelta Civica, esperto di tlc ed ex direttore dell’Area Digital del Sole 24 Ore.

Le problematiche relative al debito

“Per andare avanti – prosegue – occorre smussare qualche dettagliuccio…tipo a chi rimanga il controllo della società rete (se TI consolida o meno) cosa legata alla quantità di debito da allocare alla nuova entità; le regole applicabili a TI una volta fatto questo passaggio”.

La partecipazione della Cdp

Dulcis in fundo “c’è la partecipazione all’investimento da parte della Cassa Depositi e Prestiti. Proprio per minimizzare i rischi è importante che l’operazione sia ‘di sistema’, coinvolgendo gli altri operatori, che però non vedono ovviamente di buon grado assumersi eventuale debito di TI”. E perché investire lasciando, eventualmente, il controllo della rete all’ex monopolista già multato negli scorsi giorni dall’Antitrust per abuso di posizione dominante?

Il contesto politico

“Il momento politico, con le complicazioni che l’Italia sta affrontando, non è particolarmente favorevole per un benestare simile da parte del governo; non è un caso che l’incontro (o gli incontri?) tra Letta e Bernabè e Zanonato abbia sortito solo le dichiarazioni di rito…”, conclude Quintarelli.

Le dichiarazioni di Zanonato

“La rete di telecomunicazioni è un asset per la sicurezza, la crescita e la competitività del sistema Paese”, ha detto ieri il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato. “Il governo – ha osservato – assicura il massimo impegno per porsi come attento riferimento per tutti gli operatori economici coinvolti a garanzia sia degli attuali livelli occupazionali oggi garantiti da Telecom sia per la tutela della sicurezza della rete sia per lo sviluppo tecnologico del paese”. E gli occhi di azionisti, competitor e analisti, ora, sono tutti puntati su Bernabè.

Telecom, verso lo scorporo della rete?

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