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Se c’è pace in Terra, questa non si trova certo dalle parti del Nazareno. A meno di 24 ore dall’Assemblea nazionale che riunirà il Partito Democratico per scegliere il nome del nuovo segretario, infuria la bagarre.
Nella Babele democratica finora nessuno ha mancato di dire la sua.
Un insieme di voci opposte e inconciliabili, che lasciano intravedere all’orizzonte una nuova tempesta per la successione di Pierluigi Bersani.

L’ENDORSEMENT DI MARINI
In un’intervista a Repubblica, l’ex presidente del Senato Franco Marini, abbandonato da parte del Pd nella corsa al Quirinale, dà un giudizio severo di quanto accade in queste ore. “Cosa ha massacrato il Pd? La debolezza e l’opportunismo”, sostiene. Sotterrerà l’ascia di guerra? Poco probabile leggendo le sue dichiarazioni. “Alle primarie io sostenni Bersani. Che Renzi si vendicasse nei miei confronti, è nelle cose”, ma aggiunge: “La rottamazione non è colpa di Renzi, che pure di colpe e di superficialità ne ha un quintale. Ma è del partito. Doveva tappare la bocca a chi diceva a personalità che avevano ancora da dare, di accomodarsi alla porta”.
Sulla scelta del nuovo segretario crede che ne serva uno che “abbia un peso per andare a un congresso rifondativo del Pd. I curatori aziendali si facciano da parte. Io? Non mi votano, sarei molto bravo”. Poi un endorsement all’ex segretario generale della Cgil: “Guglielmo Epifani lo vedrei bene, ma ce ne sono altri”.

L’ATTACCO DI BINDI AGLI EX-DS
L’ex presidente del partito, Rosy Bindi, pur rimanendo critica nei confronti del governo di larghe intese guidato de Enrico Letta (“Crea un problema”) non teme una scissione, ma ha “fiducia nell’apertura di una fase congressuale che chiarisca e definisca profilo, ruolo e obiettivi del partito che vogliamo”.
Piuttosto, aggiunge, “non vorrei che quanto accaduto faccia rinascere nella componente ex Ds – che non ha mai vinto – la convinzione che, sfumata questa occasione, occorra rifare un partito di sinistra”.
Infine una picconata a Matteo Renzi: non serve “insistere con una idea sbagliata di cambiamento. Abbiamo ceduto alla tesi che innovare vuol dire “tutti a casa”, “tutti da rottamare”. Non è così, e aver imboccato quella strada può produrre danni”.

LA RINUNCIA DI SPERANZA
A tirarsi fuori dalla lotta per la segreteria è Roberto Speranza, 34 anni, “giovane turco” lucano di stretta osservanza dalemiana. Per lui ora l’incarico di capogruppo alla Camera, che potrebbe lasciare per cederlo a Pierluigi Bersani.
Ho l’impressione – dice – che si parli troppo di persone e troppo poco della visione. La personalizzazione della politica è uno dei limiti di questa fase, perché non basta una persona. Non servono demiurghi, serve uno sforzo collettivo di ricostruzione”.
Il Pd, crede, “deve trovare la sua strada. Fare un congresso vero in tempi brevi. Dobbiamo darci una guida che ci accompagni verso l’assise, per rispondere alle grandi domande che sono affiorate. Per Speranza “non è il problema di quel nome o di quell’altro. Non è un problema di correnti o correntine. Siamo a un passaggio decisivo, dobbiamo capire qual e’ la nostra funzione storica, a sei anni dalla nostra fondazione”. Se invece “il dibattito congressuale diventasse solo una conta, commetteremmo un errore non recuperabile”.

BETTINI IN CAMPO
Alla vigilia dell’assemblea nazionale, il veltroniano Goffredo Bettini lancia in un’intervista alla Stampa, rilanciata da Blitz Quotidiano, auspicando una fase di reggenza sotto la guida di Piero Fassino, lancia l’idea di “un nuovo soggetto politico di tutta la sinistra e di tutti i moderati che guardano a sinistra”.
L’ex deputato dei Democratici di Sinistra aggiunge: “Non solo una semplice sommatoria tra Pd e Sel, ma molto di più. una casa comune nella quale possano trovare posto tutti coloro che in questi anni ci hanno consentito di vincere le ultime elezioni amministrative”.
La nuova formazione, per Bettini dovrebbe cambiare anche il nome, diventando “Il Campo, proprio per dare l’idea di una cosa nuova e aperta” e lui stesso potrebbe candidarsi alla segreteria.

IL CARTELLINO ROSSO DI VELARDI
Non sono mancati commenti alle dichiarazioni di Bettini. Il più caustico è arrivato via twitter da Claudio Velardi, imprenditore e dirigente politico con Pci, Pds e Ds, in passato uno dei consiglieri più stretti di Massimo D’Alema.
Una casa comune nel campo. Insomma anche il buon Bettini è definitivamente andato”.

Assemblea Pd, la Babele di Bindi, Marini, Speranza e Bettini

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