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Un duello da Cavalleria rusticana attende Matteo Renzi e i renziani, divisi dal resto del Partito Democratico su quasi tutto, a cominciare dal congresso che dovrà incoronare l’erede di Guglielmo Epifani alla segreteria.

IL NODO DELLO STATUTO
Convinto che qualcuno voglia frenare la sua ascesa ai vertici del Pd (che da statuto gli assicurerebbe la candidatura alla presidenza del Consiglio), Renzi gioca il tutto per tutto, scagliandosi contro l’Apparato. “Vogliono cominciare il congresso dai circoli, dai territori? Bene“, si legge su Repubblica. “Però Epifani deve convocare le primarie entro il 7 novembre, non è possibile che il congresso non si tenga“. I renziani vanno quindi all’attacco. Minacciano di ricorrere persino al tribunale, se si continua con i rinvii. Il 7 novembre rappresenterebbe l’ultima data utile per celebrare il congresso secondo lo statuto del  del Pd. Uno statuto che, sottolineano i più maliziosi (tra i quali ci sono molti bersaniani, legati da un patto di ferro con il presidente del Consiglio Enrico Letta), è stato più volte infranto in passato per andare incontro ai desiderata di Renzi.

LA DIREZIONE CHE PUÒ BLINDARE LETTA
È un pressing alla vigilia della direzione del partito, domani, con Enrico Letta. Il timore è che proprio lì Epifani possa annunciare una mossa che serva a “blindare” il governo dalle fibrillazioni pre-congressuali. Di certo il segretario parlerà anche di regole, per avere una copertura politica prima dell’ultima riunione del comitato, mercoledì 31 luglio. Trattative sono in corso.

L’ACCORDO CON D’ALEMA
Ma a fare la mossa che spiazza tutti potrebbe essere lo stesso sindaco di Firenze, che potrebbe scoprire definitivamente le carte sul chiacchierato accordo con Massimo D’Alema. Una intesa che garantirebbe all’ex ministro degli Esteri il controllo del partito e a Renzi la candidatura a premier per il dopo Letta. Che non ha ancora sciolto le sue riserve su una possibile candidatura ai vertici di Largo del Nazareno, soprattutto a fronte di elezioni imminenti.

GIOIE (E DOLORI) DEL SINDACO
Lo scalpitante sindaco di Firenze nelle scorse settimane aveva picconato – anche con la clava mediatica di Repubblica – il governo di larghe intese del suo compagno di partito Enrico Letta. Una accelerazione frutto della sua impazienza di giocare la partita della premiership, ma che ha avuto il solo risultato di dividere i renziani e scatenare le ire del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, convinto che in questo momento al Paese serva prima di tutto stabilità. In parole povere: Renzi giochi pure col partito, ma lasci stare il governo.

L’INTERVISTA A D’ALEMA SU MATTEO RENZI (fonte video: La 7)

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