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Caro direttore,

l’interessante e stimolante dibattito acceso da Formiche.net sul futuro ruolo di Italia Futura, le osservazioni ed i giudizi espressi dagli esponenti diretti, alcuni oggettivamente realistici come quello di Nicolò Bastianini, altri meno, non può prescindere da un breve riepilogo delle vicende che hanno caratterizzato l’evoluzione del pensatoio montezemoliano negli ultimi mesi.
Curioso notare come di think tank stiamo ancora parlando. Una sorta di percorso circolare che ha visto mutare geneticamente il serbatoio di idee voluto dal Presidente portandolo oggi, di fatto, al punto di partenza.
Certo, rispetto allo start del 2009, la macchina ha subito qualche ammaccatura, le gomme si sono deteriorate, i piloti non hanno dimostrato quel talento necessario per competere in una categoria dove il dilettanti non sono ammessi, o per lo meno vengono poi relegati dai più esperti nelle ultime posizioni.

Veniamo ai fatti. “Se Berlusconi avesse realizzato la promessa rivoluzione liberale del manifesto di Forza Italia, non ci sarebbe stato bisogno di Italia Futura”. Sono parole di Nicola Rossi, assolutamente condivisibili.
Dopo averle udite, ricordo un mio intervento su Formiche.net nel quale auspicavo l’apertura di un dialogo tra i due leader: Berlusconi rappresentava un tentativo fallito, Montezemolo il nuovo portabandiera di quelle istanze, gradito peraltro all’elettorato del primo.
Trovavo naturale l’evoluzione ed il radicamento politico di Italia Futura in quelle enormi praterie di consenso che avevano decretato il successo elettorale del Cavaliere per molti anni. Personalmente conoscevo ed era noto a molti anche il suo desiderio di occuparsi d’altro… Vi furono però reazioni pubbliche molto critiche a quell’intervento, riassumibili nel titolo di Forza Italia Futura.

Tralasciando per carità di patria la vicenda dei rapporti con Fermare il Declino, prima giustamente supportato poi abbandonato, poco dopo la pubblicazione di quell’articolo, qualcuno a Roma decise di partecipare alla nascita di Verso la Terza Repubblica. Si affiancarono alcuni compagni di viaggio, Olivero (non le Acli che ne presero immediatamente le distanze), Riccardi, Dellai per citarne alcuni. In occasione della presentazione, mi colpì l’intervento di Montezemolo, coerente con i principi liberali di Italia Futura, ma completamente avulso rispetto agli altri relatori.

Il solo punto di unione era rappresentato dalla comune supplica rivolta all’allora premier perché potesse incarnare il ruolo di futuro leader. Arrivò quindi la salita in politica di Monti, furono imbarcati i naufraghi Casini e Fini, precedentemente bollati come un indigesto fritto misto proprio dai dirigenti romani di Italia Futura.

L’epilogo di quella scelta sciagurata che ebbi modo di definire “maionese” è nei risultati elettorali conseguiti dal movimento politico nato sull’onda di quella convention, Scelta Civica: un fallimento annunciato, ancor più evidente dopo la costituzione del governo Letta. Interessante, paradossale e tardivo che sia proprio Mario Monti a riconoscere oggi per primo le virtù del Cavaliere…

Nel frattempo, Berlusconi è sempre li, rafforzato nei numeri ed ancora protagonista di quell’area di elettorato che Italia Futura avrebbe potuto prendere agevolmente in consegna, accompagnando il Cavaliere al buen ritiro, dialogando con lui e non scommettendo sulla sua fine politica. Si è trattato di ingenuità, dilettantismo oppure smania di protagonismo mista ad una saccente presunzione da parte di qualche di responsabili di Italia Futura?

Ai posteri giudicare, sebbene appare chiaro come siano stati “umiliati” nella composizione delle liste elettorali, vittime più o meno consapevoli di interessi, legittimi ma imbarazzanti, di capilista “generosi” dal portafoglio gonfio come ci è dato di apprendere oggi da alcune interviste recentemente pubblicate.

In sintesi, definire Italia Futura l’anima liberale di un movimento politico irrilevante è come decretarne l’assoluta inconsistenza in un ambito ancor più ampio rappresentato dallo scenario post elezioni. Se ne prenda atto evitando sterili quanto inutili proclami riformisti, nel tentativo di celare la realtà di una spasmodica attesa che si risolvano da una parte i presunti o reali problemi altrui, leggasi Pd, e dall’altra auspicando l’eliminazione giustizialista del Cavaliere.

In questo modesto scenario, c’è ancora un futuro politico per Italia Futura? Certamente, a condizione che si ritorni alle origini e, indipendentemente da questioni di rimborsi elettorali e scranni parlamentari, si affermi chiaramente: abbiamo sbagliato!

Lo si dica in primis alla base, agli associati ed a quanti si sono adoperati in questi anni. Non si aspetti passivamente la venuta di un eterno messia che si chiama Montezemolo e si guardi a Renzi senza aspettarlo. Si renda attiva la fase di preparazione di una nuova dirigenza selezionata sulla base del merito e non della cooptazione e dei contributi finanziari. Eviteremo così che di Italia Futura resti solo il ricordo di un brand vestito di cachemire.

Cari amici montezemoliani, Italia Futura ha ancora un futuro?

Caro direttore, l’interessante e stimolante dibattito acceso da Formiche.net sul futuro ruolo di Italia Futura, le osservazioni ed i giudizi espressi dagli esponenti diretti, alcuni oggettivamente realistici come quello di Nicolò Bastianini, altri meno, non può prescindere da un breve riepilogo delle vicende che hanno caratterizzato l’evoluzione del pensatoio montezemoliano negli ultimi mesi. Curioso notare come di think tank stiamo…

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