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I margini di manovra economica del premier Enrico Letta sono sempre più stretti. Mentre in Italia ferve il dibattito sulla possibile sospensione/abolizione dell’Imu, la tassa sulla casa introdotta dal governo Monti, l’Europa, gli istituti internazionali e le banche chiedono all’Italia di non inseguire chimere, ma di approntare soluzioni concrete che consentano al Paese di riformarsi e rimettere in sesto le sue finanze, in primo luogo attraverso un drastico taglio del debito pubblico.

Questo avviene in un quadro estremamente vincolante per il governo italiano, che nel corso delle visite ufficiali tenute da Letta in questi giorni ha fatto sapere di voler rispettare gli impegni assunti con Bruxelles riguardo il pareggio di bilancio previsto nel 2013 e il mancato sforamento del 3% nel rapporto tra deficit e Pil.

La riduzione del carico fiscale – oggetto di un vero e proprio “teatrino politico” – è però per Letta più di un impegno da campagna elettorale: all’abolizione dell’Imu è legato il sostegno del Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi al governo di larghe intese. Il presidente del Consiglio è quindi circondato da due fuochi, che ardono impedendogli di imboccare l’una o l’altra strada.

Ma dopo il monito tedesco e quello del presidente della Commissione europea, José Manuel Durão Barroso, a rendere più difficile il percorso di un taglio delle tasse è il rapporto diffuso oggi dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che ha bocciato l’idea di eliminare l’Imu identificando altre preminenze.

Per il capo economista dell’Ocse Gian Carlo Padoan (nella foto) – fino all’ultimo uno dei nomi più accreditati per il dicastero dell’economia del governo Letta, ricoperto poi da Fabrizio Saccomanni – “la priorità per l’Italia è la riduzione del costo del lavoro e non affrontare immediatamente il nodo dell’Imu. Per il Paese è fondamentale rilanciare “la ripresa e l’occupazione e “la scelta fiscale coerente con queste priorità e l’abbattimento del costo del lavoro, altre scelte andranno prese più tardi, ma va garantita una copertura”, ha spiegato Padoan riferendosi al dibattito in corso sull’Imu.

Parole sottoscritte dal segretario generale dell’organizzazione, José Ángel Gurría, che ha anzi aggiunto che “è la tendenza generale nel mondo e nei paesi Ocse quella di tagliare le tasse sulle imprese e sul lavoro compensando con imposte sui consumi, su proprietà immobiliari e su emissioni di gas serra”. In Italia – suggerisce il rapporto – è impossibile per il momento ridurre in modo significativo il livello complessivo dell’imposizione, ma l’eliminazione delle agevolazioni fiscali senza giustificazioni economiche permetterebbe di aumentare la base imponibile e quindi ritoccare le aliquote marginali “senza impatto sulle entrate”.

L’Italia dunque, si sarebbe dimostrata per l’Ocse perfettamente in linea con gli altri Paesi occidentali introducendo l’Imu, voluta fortemente dal governo guidato da Mario Monti.

Proprio l’ex presidente del Consiglio, in occasione della presentazione del rapporto Ocse sull’economia italiana, ha difeso l’imposta, sostenendo che “l’Imu costituisce senz’altro un tema importante per imprese e famiglie, un tema rilevante ma non degno della considerazione esclusiva e quasi morbosa del dibattito politico attuale e che ci sono problemi più urgenti da affrontare, come quelli della competitività e dell’assenza di crescita”.

L'Ocse boccia l'abolizione dell'Imu e chiede meno tasse sul lavoro

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