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“Abbiamo di fronte un’indicazione che i partiti hanno reso inevitabile nel momento in cui sono andati in ginocchio dal capo dello Stato”. Definisce così il varo del nuovo esecutivo targato Letta il sindaco di Bari Michele Emiliano. Il sindaco Emiliano avverte: “Il governo sia a tempo. I ministri? Poteva andarci peggio” e definisce il suo partito un luogo di cui nessuno ha le chiavi, caratterizzato da una forza autodistruttiva.

Napolitano chiede fervida coesione e assenza di conflittualità: il mix della squadra di Letta saprà accontentarlo?
Dico innanzitutto che questo è il governo del Presidente della Repubblica, quindi lo definirei un governo di servizio, formato sul principio dell’emergenza nazionale, che non ha caratteristiche politiche, proprio per il basso profilo “politico” di tutti i ministri in quanto nessuno di loro ha mai avuto un ruolo di leader. Il livello di caratterizzazione politica è il minimo possibile, ci sono i due vice segretari Letta e Alfano. Sotto questo aspetto poteva andarci molto peggio e non mi riferisco alla qualità delle persone, sia chiaro.

Vede il rischio di una direttrice di marcia da piccolo cabotaggio che non sani le crepe italiche?
Questo è un esecutivo di servizio su una serie di elementi programmatici che non vengono messi a punto dai partiti, ma sono dettati da un’interpretazione molto moderna e avanzata della moral suasion del Capo dello Stato, ed esercitati dai cosiddetti saggi. Che indicano al governo il terreno da seminare, senza che sia necessaria sotto questo aspetto alcuna intesa politica. Ma semplicemente un principio di obbedienza al Colle, che chiede uno sforzo eccezionale in un momento eccezionale. Credo che debba avere una durata limitata per principio, non può finire con la legislatura ma mettere a punto un’agenda e poi andare al voto.

Sergio Cofferati a Formiche.net ha definito il governo un errore figlio della madre di tutti gli errori, ovvero l’appoggio del Pd al governo dei tecnici: è così?
Condivido l’analisi di Cofferati, ma dico con grande senso istituzionale che a questo punto non servono più giudizi sul passato: ormai è materia per gli storici. Adesso abbiamo di fronte un’indicazione che i partiti hanno reso inevitabile, nel momento in cui sono andati in ginocchio dal Capo dello Stato. Nel momento in cui Bersani, Berlusconi e Monti hanno detto a Napolitano di non essere in grado di governare e si sono rimessi a lui, è chiaro che ora ci troviamo in una contingenza “conseguenziale”.

Perché nei giorni scorsi aveva manifestato il timore di un’intesa politica?
Il riferimento era ad un’intesa di lungo periodo tra Pd e Pdl. Ma quella mia preoccupazione oggi è attenuata, ovviamente terrò molto alta la guardia nel vigilare affinché ciò non avvenga.

Cancellieri alla Giustizia è un paletto preciso messo sui processi di Berlusconi?
La fiducia che nutro nel Prefetto Cancellieri è assoluta, in quanto serve la Costituzione e la Repubblica: una garanzia per tutti.

Secondo l’ex ministro Vincenzo Vita “al di là dei nomi è legittimo e doveroso dissentire sul governo”: realismo democratico o tranchant a priori?
Non posso entrare nelle prerogative dei deputati, ma se fossi al loro posto credo sarebbero tenuti ad esaminare con grande attenzione la richiesta di Napolitano secondo il principio dell’obbedienza, facendo ossequio all’indirizzo espresso dal Colle. Fermo restando che ciascuno deve rimanere lucido con la propria coscienza, quindi vigilare perché il governo non scivoli fuori dal seminato, penso che la fiducia non possa essere negata. Occorre per dare avvio alla macchina, ma dal momento che non si tratta di un governo politico, non significa convalidare un programma, che peraltro non verrà neanche presentato. Vorrei tranquillizzare Vita, nel senso che il voto di fiducia non legherà ogni deputato a dire sì ad ogni provvedimento. A quel punto scatterà qualcosa che conta più di tutto, perfino più dell’indicazione del Presidente della Repubblica: la sovranità popolare. Per cui ciascuno voterà secondo coscienza e non ci saranno indicazioni di partito che tengano.

E le minacce di Boccia?
Mi avvalgo della facoltà di non rispondere, il varo del governo per buon gusto mi impone di passare alla domanda successiva.

Il 4 maggio c’è l’Assemblea del Pd: Renzi ha già in mano le chiavi del partito?
Le chiavi del Pd non ce le ha nessuno, il partito in questo momento è un magma, pieno di cose positive ma anche pieno di una terribile forza distruttiva e autodistruttiva. Renzi è uno dei grandi riferimenti politici, penso che non vada affiancato in un ruolo di martirio che è quello del segretario. Ma lo deciderà in autonomia, se vorrà misurarsi con questo compito nessuno potrà impedirglielo.

Perché glielo sconsiglierebbe?
Dovrebbe fare in modo che il Pd abbia una guida diversa per potersi concentrare ad organizzare la campagna elettorale, in quanto tra un anno e mezzo si andrà a votare e dovrà farci vincere le elezioni. Per farlo ha bisogno di non essere sfiancato nell’opera di ricostruzione di un partito. La nostra norma statutaria secondo cui il candidato alla premiership deve essere il nostro segretario va cambiata. La grande forza del Pd sarà non perdere la sinistra, tenendo assieme i grandi elementi costitutivi della storia repubblicana.

twitter@FDepalo

La squadra di Letta? “Poteva andarci peggio”. Parla il sindaco Emiliano

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