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Il pareggio di bilancio, previsto in Costituzione, per il triennio 2015-2017 costerà caro agli italiani. A maggior ragione se non si mette fine all’instabilità politica che aggrava l’incertezza del e sul Paese.  Gli avvertimenti e i consigli sono arrivati dal direttore centrale per la ricerca economica e le relazioni internazionali della Banca d’Italia, Daniele Franco, che ha sottolineato come la politica abbia lasciato nodi scoperti, come l’Imu, mentre restano indifese le fasce più deboli della popolazione.

Le incertezze sull’Imu 

Per centrare l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013 “occorre dissipare le incertezze sulla stabilità del gettito legato al vigente sistema di imposizione sugli immobili”, ha spiegato. “La presenza di due previsioni a legislazione vigente, relative all’Imu, genera incertezza sullo Stato dei Conti Pubblici”, ha sottolineato Franco in merito al fatto che il Def contiene 2 previsioni: la prima assume che l’Imu sia temporanea, l’altra permanente. Se l’attuale configurazione Imu fosse da considerarsi temporanea ”avrebbe ripercussione sulla valutazione che le istituzioni e i mercati daranno del percorso di risanamento finanziario dell’Italia”.

il pareggio di bilancio nel 2015-2017

“Se i governi futuri volessero mantenere il pareggio di bilancio strutturale rifinanziando tutti i programmi di spesa e confermando le prassi consolidate, l’entità della manovra cumulata sul triennio sarebbe dell’ordine di circa un punto percentuale, anziché lo 0,6% stimato sulla base della legislazione vigente”, ha osservato il direttore. ”Il mantenimento del pareggio di bilancio strutturale nel triennio 2015-17 richiederà pertanto interventi correttivi a partire dal 2015 che il Def quantifica in circa 0,2 punti percentuali del Pil all’anno per tre anni”.

I rischi al ribasso sulla crescita

“Il quadro macroeconomico presentato nel Def appare nel complesso coerente con quelli degli altri principali previsori. “La crescita – ha dichiarato Franco – riprenderebbe nel 2014, a tassi compresi tra l’1,3 e l’1,5%. Questo quadro, che tiene conto degli effetti del provvedimento sui debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni, appare coerente con le previsioni attualmente disponibili; su di esso gravano tuttavia rischi al ribasso”.

Le debolezze strutturali italiane

“L’andamento dell’economia rimane, nonostante gli sforzi compiuti, il principale problema della politica economica”, ha sottolineato, aggiungendo: “La profonda recessione che coinvolge l’Italia riflette fattori esterni e l’azione, inevitabile, di riduzione del disavanzo pubblico, pesano inoltre le debolezze strutturali dell’economia, sottostanti il lungo periodo di crescita stentata”.

Le criticità del sistema fiscale

Il sistema fiscale italiano presenta “rilevanti criticità che ostacolano la crescita dell’economia”. “La pressione fiscale italiana – ha detto Franco – è molto elevata” e “l’elevato livello di evasione fiscale rende il carico su contribuenti onesti ancora più ingente. Esso determina distorsioni nell’offerta di fattori produttivi e fenomeni di concorrenza sleale ed è di ostacolo alla crescita della dimensione delle imprese. Un ulteriore elemento di debolezza – ha proseguito – risiede “nell’elevato cuneo fiscale gravante sul lavoro che crea disincentivi all’offerta di lavoro e all’attività di impresa”, ha osservato.

L’instabilità politica

“L’incertezza sul quadro interno, oltre a ritardare l’attuazione delle misure già decise, potrebbe influire negativamente sullo stato della fiducia, sul costo del debito pubblico e sulla convenienza delle imprese a investire”, ha commentato Franco. “La gravità della situazione richiede un’azione di politica economica ampia e organica, che coniughi l’equilibrio dei conti pubblici e le azioni strutturali volte a innalzare il potenziale di crescita dell’economia con il sostegno in tempi brevi del sistema produttivo e delle fasce più deboli della popolazione”, ha concluso.

Il dossier di Bankitalia sui conti pubblici per il prossimo governo

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