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Resa dei conti a Largo del Nazareno. Dopo la prova disastrosa che il partito ha dato nella partita del Quirinale, il Partito Democratico si ritrova nella direzione nazionale per fare il punto su cosa e perché è successo. E su come si riparte. A cominciare dall’appuntamento già fissato con il Quirinale, oggi alle 18.30, per comunicare a Giorgio Napolitano una linea il più possibile condivisa.

Parte all’attacco Pierluigi Bersani che conferma le sue dimissioni e ammette: “Noi a questa prima prova non abbiamo retto e se non rimuoviamo il problema rischiamo di non reggere nelle prossime settimane davanti al Paese”.

Nel suo intervento, l’ormai ex segretario non lesina una stoccata a Matteo Renzi che ieri su Repubblica aveva promosso l’idea del “sindaco d’Italia” e cioè l’idea dell’elezione diretta del capo dello Stato: “Presidenzialismo alla francese? Ma vogliamo scherzare? Ci troviamo nel Sudamerica di 20 anni fa e per certi versi siamo già lì”, taglia corto Bersani.

E loda Franco Marini: “Che non potesse essere un presidente della Repubblica non mi convincerete mai. Dite quel che volete…”, commenta Bersani alla fine del discorso dell’ex sindacalista che propone “un governo politico, con uomini capaci di dare una spinta al Paese. Non possiamo fare un errore tragico di andare lì con figure di minore esperienza, dobbiamo impegnare i migliori nostri, perché lo vuole l’Italia oltre al presidente della Repubblica”. Allude forse a Renzi?

Il documento su cui la direzione dovrà pronunciarsi dà mandato al vicesegretario Enrico Letta e ai capigruppo parlamentari di “assicurare pieno sostegno al tentativo del presidente della Repubblica di giungere alla formazione del governo”. Il Pd, continua il testo, mette “a disposizione la propria forza politica e le personalità utili a questo fine”.

Un documento che non convince il giovane turco Matteo Orfini: “Napolitano ha chiesto di assumerci la nostra responsabilità, non di cederla a lui. E il documento proposto è una cessione di responsabilità, l’opposto di quello che ci ha chiesto Napolitano”. E indica tre punti da integrare: “Dobbiamo accettare l’impianto di Napolitano, ma come si interpreta quell’impianto, e chi lo fa? Serve una soluzione che raccolga almeno tre punti: la domanda di innovazione dalla società; la capacità di interloquire con la società su questi temi; la possibilità di sfidare a 360 gradi e al rialzo il Parlamento. Sono tre punti che dentro quel documento non ci sono, dobbiamo essere all’altezza del nostro compito e specificare meglio quello che andiamo a dire al Presidente della Repubblica”.

Il sindaco di Firenze ha scelto ancora una volta di non parlare davanti all’assemblea. E l’unico a fare il suo nome è Umberto Ranieri: “Penso che il Pd debba proporre al presidente della Repubblica la figura di Matteo Renzi come presidente del Consiglio. Sarebbe una scelta coraggiosa, un passo importante nella ricostruzione di un rapporto positivo con i cittadini”.

Articolo aggiornato alle ore 18

Alla Direzione del Pd Bersani stocca Renzi

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