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La decisione doveva restare confidenziale ma fonti comunitarie hanno confermato che la Commissione europea ha proposto oggi a Bruxelles di imporre dazi antidumping provvisori come misure d’urgenza sull’importazione nell’Ue dei pannelli solari cinesi.

La replica di Francia e Germania
Ma la decisione comunitaria ha scatenato la reazione dei ministri dell’Ambiente di Francia e Germania che hanno affermato che la questione dei pannelli solari cinesi richiede una soluzione politica: “Bisogna separare la procedura giudiziaria, che finirà in un modo o nell’altro, e la seconda questione che è quella che cerchiamo ovviamente una soluzione politica con la Cina”, hanno detto il tedesco Peter Altmaier e la francese Delphine Batho, al termine di un incontro a Berlino. “Ci sta una crisi da sovracapacità mondiale sul fotovoltaico che tocca anche la Cina. Quindi ovunque nel mondo la questione è come superare questa crisi”. Una possibile linea negoziale ai cinesi, quindi quella suggerita da Francia e Germania. Il ministro francese non ha mancato di ricordare quanto sia costata al suo paese la crisi: 14.000 posti di lavoro in meno nelle filiere fotovoltaiche. “Quando si trova a dover fronteggiare fenomeni di concorrenza sleale, è normale che l’Ue sia attenta e, se necessario, avvii procedure appropriate”, ha detto.

La scelta della Commissione
La Commissione europea ha indicato oggi ai 27 Stati membri di imporre dazi di circa il 47% sui pannelli solari cinesi. Le stesse fonti hanno precisato che “il processo di consultazioni è stato avviato” per stabilire se ci sia il consenso degli Stati membri sulla misura anti-dumping. La proposta della Commissione dovrà quindi essere esaminata dal comitato antidumping dell’Ue in cui siedono i rappresentanti degli Stati membri il 15 o il 16 maggio. L’avviso del comitato, tuttavia, è solo consultivo. La Commissione, secondo quanto hanno riferito le fonti comunitarie intende procedere al varo delle tariffe antidumping provvisorie in modo che partano dal 5 giugno prossimo, ovvero nove mesi dopo l’inizio dell’inchiesta (nel settembre scorso) sui pannelli solari importati dalla Cina.

Le pressioni
Da mesi i produttori comunitari riuniti nell’associazione EU ProSun fanno pressioni su Bruxelles perché siano adottate misure contro le importazioni cinesi, a fronte di prodotti venduti a prezzi non concorreziali, anche grazie ai sussidi garantiti da Pechino. Lo scorso marzo, il direttore dell’associazione, Milan Nitzschke, aveva denunciato il dumping come “il problema fondamentale sul mercato europeo dell’energia solare”. Nel 2011, il commercio dei pannelli solari cinesi in Europa ha raggiunto i 21 miliardi di euro, rappresentando quasi il 7% delle esportazioni complessive di Pechino nel continente europeo.

Limitare i danni
Le misure provvisorie servono a limitare i danni provocati ai produttori europei dalla concorrenza sleale cinese, mentre si aspettano le conclusioni dell’inchiesta di Bruxelles, che va avanti, e che potrebbe approdare all’imposizione di dazi “definitivi” (ovvero validi per cinque anni, rinnovabili) all’inizio di dicembre, 15 mesi dopo l’inizio delle indagini. I dazi antidumping che l’Ue può imporre variano dal 35 al 67 per cento del valore delle esportazioni interessate, a secondo che vi sia maggiore o minore cooperazione da parte delle società coinvolte.

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