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Bruxelles bacchetta Roma. O meglio, il commissario italiano della Commissione europea critica il governo, anche se non lo nomina. Tema: il contrastato pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle aziende private. Ecco nomi, numeri e rilievi.

La parola a Tajani

Una soluzione al problema del pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione alle imprese arriva da Bruxelles, con voce italiana, spiegando che il rimborso di una prima quota già contabilizzata nel deficit statale non comporterebbe ulteriori sforamenti. L’importo, insomma, andrebbe ad aggiungersi al solo debito. Il vicepresidente della Commissione europea responsabile per le imprese, Antonio Tajani, ha infatti sottolineato che l’80% del debito pregresso delle Pubbliche Amministrazioni italiane – ovvero 56 miliardi di euro su un totale di 71 miliardi – può essere pagato subito, senza aumentare il deficit pubblico del Paese e dunque senza impatto alcuno sulla procedura Ue per deficit eccessivo per l’Italia, che dovrebbe essere chiusa a maggio.

Nessuna conseguenza sul deficit

Tajani ha ricordato che “l’80 per cento del debito pregresso, il cui totale secondo la Banca d’Italia ammonta a 71 miliardi di euro, è già stato contabilizzato nel deficit pubblico, ma non è stato pagato alle imprese”. L’esborso e il pagamento di questi 56 miliardi, dunque “non inciderebbe sul deficit, ma solo sul debito pubblico del Paese”. Per quanto riguarda il deficit, insomma, “nulla quaestio”, ha tagliato corto il commissario.

La quota del debito della P.A non contabilizzata 

Il problema si pone invece per il restante 20% dei debiti arretrati della pubblica amministrazione, che ha ricordato ancora il vicepresidente della Commissione, “non è ancora stato contabilizzato. Solo per questo 20%, dunque, il pagamento alle imprese ricadrebbe sul deficit pubblico”. Secondo quanto ha puntualizzato Tajani, è in riferimento a questa quota che “la Commissione dice: attenzione a non caricare troppo la spesa pubblica nel 2013, perché se si supera il 3% nel rapporto deficit/Pil non si potrà chiudere la procedura per deficit eccessivo a carico dell’Italia”.

L’avvertimento di Bruxelles

In questo caso – ed è qui il senso dell’avvertimento lanciato ieri dal portavoce del commissario agli Affari economici Olli Rehn – l’Italia non potrebbe più usufruire dei margini di flessibilità previsti dal Patto di Stabilità, che possono essere considerati solo nella ‘fase preventiva’ del Patto, ovvero nel caso di paesi non sottoposti a procedura per deficit eccessivo.

Pagamenti in più tranche

Per questo, ha avvertito il vicepresidente della Commissione facendo riferimento agli annunci dati ieri dal governo, sarebbe meglio nel 2013 “non arrivare a ridosso del muro del 3%” nel rapporto deficit-Pil, che è oggi al 2,4%. “Si può cominciare a pagare una parte” di questa quota del debito pregresso che ha impatto sul deficit, ma senza avvicinarsi troppo al 3%, “e poi concludere il resto dei pagamenti nel 2014-2015”, per evitare di sforare oggi e potere così chiudere la procedura per deficit eccessivo.

Le mancanze italiane

Tajani ha infine ricordato la lettera scritta con Rehn su questa questione il 18 marzo scorso, in cui si chiedeva al governo italiano “di presentare un piano che ci dica a quanto ammonta il debito pregresso della P.A. e come sarà pagato. Noi abbiamo chiesto che lo sia in tempi relativamente brevi, che per me – ha rilevato il commissario – significa 24 mesi”. Tajani ha anche osservato che l’Italia avrebbe potuto includere nella legge di recepimento della direttiva Ue dei ritardi di pagamenti della PA anche tuto il debito pregresso e non solo quello successivo a inizio 2013. La scelta, in questo caso, stava agli Stati membri “per l’Italia sarebbe stato tutto più semplice“, ha concluso.

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