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I target di riduzione di CO2 potrebbero essere raggiunti in modo più efficace e a costi più razionali con la costruzione di centrali nucleari e impianti a gas. Da alcuni dati preliminari il Regno Unito potrebbe risparmiare 45 miliardi di sterline scegliendo nucleare e gas nei propri piani energetici.

Il “controverso” rapporto dell’agenzia AF Consult, rilanciato dal The Guardian on-line, è frutto di una serie di notizie che attaccano il costo eccessivo delle energie rinnovabili, realizzato in base a uno studio sviluppato grazie alla di KPMG, che però poi ha rifiutato di rilasciare i risultati completi per paura che si prestassero ad ‘’un’errata interpretazione’’, prendendone le distanze.

I tre scenari

Il report, in sostanza – spiega AF Consult – esamina il modo meno costoso di soddisfare l’obiettivo del Regno Unito per tagliare le emissioni di gas serra del 80% entro il 2050.

Tre gli scenari. Nel primo, che non calcola gli obiettivi ‘politici’, viene stimato che il capitale speso per la nuova produzione di energia sia pari a circa 28 miliardi di euro entro il 2020. Nel secondo scenario, in cui vengono inclusi solo gli obiettivi di riduzione del carbonio, si parla di un costo totale di 24 miliardi di euro entro il 2020. Il terzo scenario raggruppa sia gli obiettivi di riduzione del carbonio che i target di energia rinnovabile: la cifra da spendere arriverebbe cosi’ a 69 miliardi per il 2020, a parte i costi più ampi di potenziamento della rete.

Parla l’esperto

Guardando al risparmio potrebbero esserci delle ragioni, se come dice Clare Spottiswoode, ex direttore generale di Ofgas, il modello è stato progettato ‘’per identificare il modo più economico di raggiungere gli obiettivi di riduzione del carbonio da parte del governo, separandola dal target di energia verde’’. Come se non bastasse quando ‘’il rapporto considera solo il costo, e le fonti rinnovabili non hanno alcun ruolo da svolgere per la riduzione di CO2, il gas e il nucleare diventano le tecnologie più economiche’’.

I critici del rapporto

Il governo e aziende dell’energia pulita che respingono il rapporto parlano di una ‘’metodologia troppo semplicistica’’ che ‘’non prende in considerazione i pieni costi di esercizio e di gestione delle nuove centrali elettriche convenzionali’’.

Eppure al Dipartimento di Energia e dei cambiamenti climatici etichettano l’analisi di AF Consult come ‘’miope’’ soprattutto perché si regge soltanto su due fonti energetiche, e non su ‘’un portafoglio diversificato di tecnologie’’; per questo ‘’le ipotesi della relazione sono da ritenersi viziate tanto che le conclusioni sono pressoché inutili’’. Inoltre Af ‘’non sta programmando una sufficiente capacita’ generativa’’.

I rilievi

In particolare, non si terrebbe conto di quattro fattori: che la domanda di energia elettrica dovrebbe aumentare; che la diversità della tecnologia è fondamentale per il futuro mix energetico; che i costi di energia rinnovabile vanno scendere; ed i prezzi del gas sono incerti.
Di questi punti, quello che sembra più razionalmente guardare al futuro è che la politica industriale tende ad accelerare la riduzione del costo di produzione da fonti rinnovabili. Cioè, la diffusione di energie pulite produce un abbattimento dei costi, che inoltre sono legati all’innovazione tecnologica sia per la commercializzazione che per l’efficacia dei prodotti. Di fatti, per il Dipartimento dell’energia ‘’tutte le analisi credibili concordano sul fatto che l’energia rinnovabile ha un ruolo centrale nella corsa tecnologica a basso tenore di carbonio’’.

La questione nucleare

Infine, i critici del rapporto fanno notare che nessun nuovo generatore nucleare potrebbe esser commissionato nel 2020, oltre al fatto che se il prezzo del gas dovesse crescere sarebbe il carbone a prendere il loro posto. E poi alla Gran Bretagna, come a gran parte del resto del mondo, rimane poco petrolio e gas, mentre a disposizione di ‘tutti’ ci sono le fonti interne rinnovabili, il vento, il sole, e il mare.

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