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La prossima settimana sarà decisiva per i rapporti tra la Turchia e Israele. Alcuni funzionari di governo si incontreranno per discutere i dettagli della riconciliazione, annunciata il mese scorso in occasione della visita in Israele del presidente americano Barack Obama. La notizia è stata confermata dall’ambasciatore israeliano a Washington, Michael Oren, ad alcuni media ebraici, spiegando che l’incontro si terrà poco prima del viaggio del premier turco Recep Tayyip Erdogan nella Striscia di Gaza.

Gioco di forze

Per fare in modo che la riconciliazione sia vera, la Turchia chiede a Israele di risarcire le famiglie delle nove vittime dell’assalto alla nave di attivisti diretta a Gaza nel 2010 e di allentare l’embargo imposto alla Striscia palestinese. In questo modo sarà possibile consentire l’ingresso di merci. Israele, invece, chiede il ritorno delle relazioni diplomatiche e le garanzie giudiziarie per i militari che assaltarono la nave di attivisti.

La cooperazione militare

Il 30 maggio del 2010 nove persone, otto turchi e un americano, sono morti a causa di spari israeliani dentro una nave diretta a Gaza per rompere il blocco imposto da Israele. Dopo questo tragico evento, i rapporti diplomatici tra i due Paesi si sono rotti.

Quasi tre anni dopo, Israele ha fatto le sue scuse. Ed Erdogan le ha accettate “in nome del popolo turco”. Secondo Foreing Policy, tra i due paesi c’erano importanti accordi di cooperazione militare, per un totale di 2,5 miliardi di euro. Grazie sopratutto alla vicinanza di un importante sezione dell’esercito turco – di ideologia kemalista – verso l’alleato Israele. Nuovi formazioni di Ankara hanno giocato contro queste alleanze.

Verso la riconciliazione

Un altro dato da tenere in conto nella rottura dei rapporti è l’origine islamista di Erdogan e il suo governo. Un fatto che è guardato con sospetto da Israele. E allora perché l’avvicinamento? È stato così determinante il ruolo di Obama in questa riconciliazione? Le scuse di Israele e il perdono della Turchia rispondono ad una serie di motivi che girano attorno alla situazione del Medio Oriente e il Mediterraneo. Ma soprattutto alla guerra in Siria e alla scoperta di risorse naturali in Cipro e Israele.

La guerra in Siria

Secondo alcuni tweet di Netanyahu, la guerra in Siria è uno dei principali motivi della riconciliazione con la Turchia. “La Siria si sta disintegrando e le armi in suo potere cominceranno ad essere nelle mani di forze diverse”, ha detto il premier israeliano in riferimento alle armi chimiche di Bashar al Assad. Ma oltre alle armi, preoccupa la vicinanza geografica e il lancio di missili che hanno raggiunto Golan. Per questo motivo, Israele ha bisogno del sostegno di un alleato regionale: la Turchia.

Le risorse naturali di Cipro

“Qualsiasi sforzo cipriota di estrarre e vendere gas senza tenere conto delle esigenze turche e turco-cipriote non solo è ingiusto ma anche impossibile”, ha detto il ministro delle Finanze turco Mehmet Simsek, in riferimento al trasporto del greggio e di gas naturale di Cipro passando per la Turchia.

Sempre secondo Foreing Policy, in cambio della riconciliazione Israele potrebbe approvare la Turchia come ponte naturale a causa della sua posizione geografica. E così, le risorse naturali scoperte poco fa in acque dello Stato ebreo potrebbero essere trasportate nel modo più economico attraverso il territorio turco e così poi raggiungere il mercato internazionale.

L’amicizia (interessata) tra Israele e Turchia

La prossima settimana sarà decisiva per i rapporti tra la Turchia e Israele. Alcuni funzionari di governo si incontreranno per discutere i dettagli della riconciliazione, annunciata il mese scorso in occasione della visita in Israele del presidente americano Barack Obama. La notizia è stata confermata dall'ambasciatore israeliano a Washington, Michael Oren, ad alcuni media ebraici, spiegando che l'incontro si terrà…

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