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Dopo l’avventura elettorale a fianco di Scelta Civica, Italia Futura prova a rilanciare la propria azione di pungolo al dibattito politico italiano.
Questa nuova fase inizia con un editoriale a firma del suo più celebre fondatore, Luca Cordero di Montezemolo (nella foto), che prova a spiegare perché è ancora importante credere in una riforma liberale dello Stato.
In una conversazione con Formiche.net, ecco l’analisi di Romano Perissinotto, fondatore e componente del direttivo del comitato promotore di Italia Futura Lombardia.

Mi traduce in due frasi l’editoriale di Montezemolo?
Ho letto con molto piacere l’editoriale pubblicato oggi sul sito. Soprattutto ho rivisto la firma di Nicola Rossi, persona che stimo molto. Credo che nel titolo, Italia Futura 2.0, stia tutto il significato del nuovo corso: è un “ritorno al futuro”, ovvero la consapevolezza ritrovata del vero ruolo dell’associazione, ovvero quello da stimolo e contributo al dibattito sulla situazione del Paese, superando le recenti deludenti esperienze, che peraltro ho avuto più volte modo di criticare in tempi non sospetti.

Quali saranno ora gli effetti fra chi sta in Italia Futura e chi in Scelta Civica?
Non credo ci saranno problemi. Da quanto mi è dato di sapere, saranno due soggetti distinti ed indipendenti. Scelta Civica farà presumibilmente la sua strada in Parlamento e vedremo come si organizzerà in un partito. Italia Futura auspico che riprenderà il proprio ruolo originale, un think tank di idee e proposte dal quale poter attingere soluzioni utili per il Paese, fuori dagli schemi che, inevitabilmente, il contesto istituzionale e politico impone ai propri addetti ai lavori.

Se Scelta Civica non è stata un successone non è stata anche responsabilità di Italia Futura?
Preferisco non entrare in questa discussione. Come le ho detto, sono stato tra i più critici nei confronti di alcune scelte fatte fin dai tempi della convention di Roma dello scorso novembre e della successiva esperienza elettorale. Tuttavia, è mia opinione che senza il contributo di Italia Futura, il movimento politico Scelta Civica avrebbe avuto risultati ancora più deludenti. Ma è solo la mia opinione.

In termini politici che significa Italia Futura 2.0? Con chi intendete collaborare? Faccia nomi, cognomi e sigle.
Si può fare buona politica anche fuori del palazzo. Anzi, si è meno condizionati dalle logiche e dagli schemi di chi, al contrario, siede negli scranni del Parlamento. Credo che il ruolo di Italia Futura debba essere oggi quello di pungolo verso una riforma liberale dello Stato, per svecchiarlo e renderlo meno pervasivo, stimolando la nascita di progetti di lavoro che possano essere messi a disposizione di chi davvero vuole cambiare la situazione. In futuro, si vedrà chi vuole contribuire a questo importante compito che auspico Nicola Rossi si accinga a svolgere e coordinare. Credo non mancheranno persone o movimenti affini su molti temi che possano avvicinarsi: penso agli amici Alessandro de Nicola con le sue idee in campo economico, o Giovanni Guzzetta che proprio oggi deposita in Cassazione un proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, sul modello francese e che mi vede tra i firmatari. Vedremo.

Alternativi alla sinistra? Puntare al dopo Berlusconi nel centrodestra? O altro?
Berlusconi è la figura che, nel bene e nel male, ha caratterizzato gli ultimi venti anni di vita di questo Paese ed ancora oggi il dibattito politico italiano lo vede al centro di infinite discussioni. Un dato è certo: rappresenta almeno un terzo dei cittadini italiani. È in questa area, a mio avviso, che possono trovare un terreno fertile idee liberali e riformatrici, non certo in una sinistra ancora legata ai vecchie concezioni stataliste e, peraltro, vittima di un eterno conflitto interno. Tornando a Berlusconi, credo si debba tener ben presente l’esperienza della sua recente campagna elettorale e pensare anche alla sua carta d’identità: quella non può sconfiggerla.

Italia Futura 2.0? Deve puntare agli elettori di Berlusconi

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