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L’Italia c’è, quasi. Il commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, fa sudare all’Italia l’uscita dalla procedura per deficit eccessivo. Prima di ogni decisione si dovrà comunque conoscere i dettagli delle misure del governo Letta. La lente della Commissione insomma è focalizzata tutta sull’Italia, che intanto da casa conta gli spiccioli per decidere sulla questione Imu e per vedere saldata almeno una parte dei debiti della Pa.

Quella italiana è un’ansia che invece sembrano non provare Francia e Spagna, così come Olanda e Slovenia. Uno o due anni in più avrebbero potuto essere preziosi anche per Roma, se Bruxelles non avesse deciso lo stop nella lista dei Paesi che possono beneficiare di tempo aggiuntivo per riportare il deficit al di sotto della soglia del 3% prevista da Maastricht.

I dettagli del piano Letta

L’Italia “uscirà probabilmente dalla procedura per deficit eccessivo”, ha affermato Rehn, ma visto il suo elevato debito pubblico sarà importante che anche dopo mantenga finanze solide, e comunque “prima di raccomandare” questa uscita dalla procedura “vogliano conoscere i dettagli” delle nuove misure economiche annunciate dal governo.

I contatti con Saccomanni

“Abbiamo ricevuto conferma dal nuovo governo sulla volontà di centrare gli obiettivi di bilancio, e sono in contatto con il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, abbiamo discusso delle misure concrete” che intendono varare e la Commissione si attende maggiori dettagli “nell’aggiornamento del programma di stabilità” che verrà presentato prima di fine mese.

Due anni in più a Francia e Spagna, uno a Olanda e Slovenia

Cappio al collo lentissimo invece per Francia e Spagna. Il debito pubblico italiano è senz’altro maggiore, e agli occhi di Bruxelles necessita di più attenzione nella sua gestione, come ha sottolineato ieri il premier Enrico Letta. Ma come non tenere conto degli sforzi fatti da Roma, colpita anche da una recessione maggiore rispetto a Parigi e Madrid? Niente di tutto questo nelle parole che vengono da Bruxelles. ”E’ ragionevole” concedere due anni di tempo in più alla Francia per portare il deficit sotto il 3%, ha affermato Rehn, confermando anche i due anni in più alla Spagna, per cui è ”consigliato” rinviare il taglio del disavanzo dal 2014 al 2016, mentre Olanda e Slovenia potrebbero ottenere un anno in più.

Crescita e disoccupazione

Ma cosa ci aspetta? Secondo la Commissione europea nel 2013 l’eurozona vedrà una leggera ripresa, anche se con un mercato del lavoro sempre in difficoltà. Bruxelles stima un calo del Pil dello 0,4% per l’insieme dell’Unione valutaria quest’anno, dopo il meno 0,6% del 2012, cui seguirà un recupero dell’1,2% nel 2014. Ma intanto la disoccupazione salirà al 12,2% quest’anno, dall’11,4% del 2012, e resterà quasi invariata nel 2014 con una limatura al 12,1%, secondo l’esecutivo comunitario. “Sfortunatamente per il mercato del lavoro non prevediamo ancora una inversione di tendenza per quest’anno“, ha commentato il commissario.

Rehn si accanisce contro l'Italia (mentre Spagna e Francia ridono)

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