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Il rebus al Senato

Adesso tocca a Pier Luigi Bersani, stando ai pronostici è lui l’unico contendente che può sperare di uscire già ‘incoronato’ dalle urne, legge elettorale permettendo: se pochi dubitano sul risultato della Camera, la partita del Senato è un vero rebus e alla vigilia del voto nessuno è in grado di dire se a palazzo Madama ci sarà una maggioranza oppure no. Il primo avversario da battere, insomma, è quel ‘Porcellum’ che per quasi un anno si è cercato inutilmente di cambiare in Parlamento.

Le regioni in cui si gioca la partita del Pd

Tante volte, nei mesi scorsi, si è detto che la mancata riforma della legge elettorale sarebbe stata un “regalo all’antipolitica”, e la profezia rischia di avverarsi. Un Senato senza maggioranza lascerebbe due opzioni possibili: il ritorno alle urne o una riedizione delle larghe intese fin qui esclusa categoricamente da Bersani. In entrambi i casi, appunto, sarebbe un vero “regalo” a chi sta già diventando l’interprete della rabbia dei cittadini, a cominciare da Beppe Grillo. Il centrosinistra può permettersi di perdere il Veneto e una sola tra Sicilia e Lombardia, al Senato, se vuole avere una propria maggioranza.

L’incognita montiana a palazzo Madama

Il piano ‘B’ di Bersani era il ‘soccorso bianco’ dei centristi di Mario Monti, ma negli ultimi tempi è cresciuto il timore sul risultato di ‘Scelta civica’: al Senato, infatti, bisogna prendere, in ciascuna regione, almeno l’8% di consensi per partecipare alla ripartizione dei seggi e i democratici adesso incrociano le dita. Se Monti e i suoi non raccolgono almeno una quindicina di seggi al senato, il rischio è che non si riesca ad avere una maggioranza a palazzo Madama, in caso di sconfitta del centrosinistra in Lombardia e Sicilia, regioni da tutti considerati ‘in bilico’.

Grillo in chiave anti centrodestra?

Ipotesi che Bersani per ora non vuole nemmeno prendere in considerazione. Il Pd cerca di giocarsela proprio nelle regioni-chiave, Lombardia e Sicilia come Ohio e Florida negli Stati Unit, in modo da avere i numeri persino senza i centristi. Poi, Bersani aprirebbe comunque a Monti, perché il leader Pd da tempo ripete ai suoi che non si governa una fase come quella attuale con il 51%. La speranza è che l’onda di ‘tsunami’ annunciata da Grillo indebolisca soprattutto il centrodestra e permetta al centrosinistra di spuntarla anche al Senato. Sperando, comunque, che Monti abbia un pacchetto di seggi di una qualche consistenza, per poi garantire una navigazione sufficientemente tranquilla al governo Bersani.

Le ambizioni di Bersani

Se vincesse, sarebbe la prima volta che un leader ex comunista arriva a palazzo Chigi da 'eletto'. Massimo D'Alema, finora l'unico dirigente di quello che fu il Pci che si sia mai seduto sulla poltrona di presidente del Consiglio, come è noto ruppe il tabù su indicazione della coalizione e non correndo da candidato premier, mentre Walter Veltroni uscì sconfitto…

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