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Una differenza c’è, anche se rischia di essere capziosa. Ma tant’è, a consentire il ‘trucco’ è quel famigerato ‘porcellum’ che solo a parole tutti volevano cambiare.
E dunque, Silvio Berlusconi torna per la sesta volta a chiedere il voto degli italiani. Questa volta, però, non da candidato premier bensì da ‘leader della coalizione’. E’ l’unica indicazione che la legge elettorale prescrive e dal centrodestra è stata abilmente sfruttata per ricompattare una vecchia alleanza con la Lega che il neo segretario Roberto Maroni mai avrebbe potuto sottoscrivere se il candidato presidente del Consiglio fosse stato ancora lui, il Cavaliere.

Alfano: il delfino che non prende il largo

Formalmente infatti, in caso di vittoria, il Pdl dovrebbe indicare al capo dello Stato il nome di Angelino Alfano, il delfino che mai è riuscito a ‘prendere il largo’, mentre a Berlusconi spetterebbe il compito di guidare il ministero dell’Economia e dello Sviluppo. Eppure, in pochi credono che davvero il Cavaliere sarebbe disposto a lasciare la scena a chicchessia. D’altra parte, la cronistoria di questa ‘sesta volta’ consegna l’immagine di un Berlusconi a metà tra quel dio Crono che divorò i suoi figli, e la mitologica Araba Fenice, capace di rinascere dalle sue stesse ceneri.

L’ultimo anno del Pdl

Il Pdl de-berlusconizzato dopo il passo indietro dell’ex premier dal governo, incapace di emarginarsi dal suo fondatore o di rinnovarsi come il segretario aveva promesso, si è ritrovato a perdere tutte le competizioni elettorali degli ultimi tredici mesi sprofondando in abissi di consenso intorno al 10%, quota lontanissima dal 38% del trionfo delle Politiche del 2008. Tanto è bastato al Cavaliere per ricominciare a pensarci, per far filtrare che Alfano non aveva il quid, boicottare le primarie alla fine ridotte a sceneggiata, riesumare a parole la vecchia Forza Italia per poi andare alle urne con un Pdl di fatto An free. E tentare una rimonta, appunto, dalle ceneri.

Il Cav unico porta-voti?

Perché il rischio era quello di non avere più nessuna voce in capitolo nel prossimo Parlamento e Silvio Berlusconi ha molte ragioni per cercare di mantenere la sua influenza, comprese le sue aziende e la sua situazione giudiziaria. Nonostante la risalita nei sondaggi e l’ottimismo mostrato, tuttavia, il leader del Pdl in privato cerca di fare i conti con la realtà. E, con la situazione data, l’obiettivo minimo è quello di essere deteminante al Senato. Dove non a caso, e per la prima volta, lui stesso si è candidato come capolista in tutte le Regioni.
Condizionare il quadro, ma anche dimostrare di essere ancora una volta l’unico porta-voti e (magari) anche fare meglio del 2006 quando perse per soli 26mila voti: anche la vanità vuole la sua parte.

Strategie e timori

Per ottenere questo obiettivo, il Cavaliere ha cominciato a riesumare lo spettro dei ‘comunisti’ contro il Pd, a picchiare duro su Mario Monti (che con la sua salita in politica’ lo ha infastidito non poco) e, soprattutto, a insistere sulla questiona del fisco. L’Imu, innanzitutto, legge votata dal Pdl ma denigrata dal Cavaliere in ogni modo: la promessa è non solo quella di abolirla ma anche di restituirla. E poi: cambiare i poteri di Equitalia, introdurre il quoziente familiare, per non parlare delle ipotesi di condono tombale ed edilizio. Ma a impensierire il Cavaliere e soprattutto Grillo, come dimostrano i toni spesso populisti e l’insistenza contro l’Europa a trazione tedesca più volte palesata.

I passi falsi

In questa campagna elettorale giocata totalmente in radio e tv, l’ex premier ha di sicuro avuto una trasfusione di fiducia dopo essersi seduto nel salotto, che si è rivelato solo apparentemente ostico, di Michele Santoro. Mosse false rischiano invece di essere le battute osé alla dipendente della Green Power, che ha riportato nell’immaginario femminile la figura del ‘drago’ (copyright Veronica), ma anche la lettera inviata agli elettori sul rimborso Imu che avrebbe tratto molti in inganno.

Ultima campagna elettorale o no?

Se questa sarà la sesta e ultima volta di Berlusconi, comunque, molto dipenderà da quanto ‘incerta’ sarà la vita del prossimo Parlamento: perché dalle parti di Arcore si calcola anche che la prossima potrebbe essere una legislatura breve e che qualche mese di opposizione potrebbe servire anche a rinforzarsi per ripresentarsi più solidi. Con lo stesso leader.

Il revival di Berlusconi

Una differenza c'è, anche se rischia di essere capziosa. Ma tant'è, a consentire il 'trucco' è quel famigerato 'porcellum' che solo a parole tutti volevano cambiare. E dunque, Silvio Berlusconi torna per la sesta volta a chiedere il voto degli italiani. Questa volta, però, non da candidato premier bensì da 'leader della coalizione'. E' l'unica indicazione che la legge elettorale…

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