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La crisi cipriota ha segnato per molti analisti l’ennesima sconfitta per l’Unione europea, ma anche un’altra vittoria della linea tedesca.

La Germania, con la complicità degli altri falchi del rigore ben rappresentati dal nuovo presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, ha vinto infatti la sua personale battaglia per la definizione di un nuovo criterio che ha scatenato il panico negli investitori e che getta le basi per un’Europa monetaria a due velocità: d’ora in poi le crisi bancarie nell’area euro verranno affrontate spostando il risanamento dal pubblico, le nazioni, ai privati ovvero i correntisti.

Messi al riparo i risparmi dei piccoli investitori ciprioti e salvata la “sacra” intoccabilità dei depositi assicurati, la quasi totalità del balzello si è spostata sui grandi conti correnti – in larga parte di proprietà di ricchi uomini d’affari russi – con un prelievo di circa il 30 percento per cifre oltre i 100mila euro.

Una scelta giudicata da molti, tra i quali la banca d’affari JP Morgan, una vera e propria sciagura con possibili effetti a catena anche su Bot e Bonos tanto da far consigliare, per timore di ulteriori prelievi, di chiudere i propri conti correnti nei Paesi periferici dell’Unione come l’Italia, per traslocare in lidi più sicuri dai sistemi bancari meno fragili.

UNA QUESTIONE DI MORALITÀ
Ma perché colpire i depositi esteri dell’isola era così importante per Berlino?

La risposta per Tyson Barker, direttore delle relazioni transatlantiche della Bertelsmann Foundation di Washington, risiede nella sua natura di paradiso fiscale.

I tedeschi hanno da lungo tempo una profonda antipatia per i paradisi fiscali – un aspetto evidenziato anche dal Nobel americano Paul Krugman – e hanno cercato di correggere l’arbitraggio nel sistema finanziario che dà loro origine.

Un sentimento largamente diffuso, tanto che un celebre intellettuale tedesco, dalle pagine del Financial Times, aveva definito Cipro come un “pozzo nero di dissolutezza” e un rifugio fiscale per oligarchi russi.

LA LOTTA ALL’EVASIONE
Questa intolleranza è stata parte integrante dell’approccio di governo negli ultimi anni, durante i quali la Germania – coinvolta a suo modo nel caso Cipro con Deutsche Bank – ha condotto una dura lotta all’evasione, cercando di istituire un meccanismo sanzionatorio internazionale e acquisendo da Stati come Svizzera e Liechtenstein i dati di centinaia di contribuenti tedeschi considerati evasori.

Il governo cipriota – scrive Barker – era disposto a tutto pur di salvare il suo sistema bancario, proprio per preservare lo status di oasi finanziaria dell’isola, che ora sembra irrimediabilmente compromesso.

I TEDESCHI PREMIANO IL RIGORE MERKELIANO
E così, ciò che sul piano internazionale sembra minare in modo importante la credibilità dell’Unione europea, sul fronte della politica interna rappresenta una grande vittoria per Angela Merkel, che a sei mesi da nuove elezioni può contare su un gradimento personale e del suo governo che si attesta al 68 percento.

Così Merkel ha vinto a Cipro

La crisi cipriota ha segnato per molti analisti l’ennesima sconfitta per l’Unione europea, ma anche un’altra vittoria della linea tedesca. La Germania, con la complicità degli altri falchi del rigore ben rappresentati dal nuovo presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, ha vinto infatti la sua personale battaglia per la definizione di un nuovo criterio che ha scatenato il panico negli investitori…

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