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Le piazze non hanno cantato. Soltanto in qualcuna si sono levate grida insensate. La campagna è finita. Mi chiedo quando è incominciata. Senza gente, senza inni, senza bandiere, senza idee: ma che campagna, dunque, è stata? La campagna delle menzogne. Della morale posticcia. Delle promesse facili e impossibili. Delle lauree mancate e dei master sognati. Del disincanto e del tanto peggio, tanto meglio. Tanto peggio se l’Italia si decompone; tanto meglio se gli imbonitori si impadroniscono del potere. I ragionamenti (chiamiamoli così) iniziano e finiscono nei talk show sbiaditi con queste considerazioni che forse non faranno risalire lo spread, ma ci mettono tanta di quella tristezza da desiderare che domenica e lunedì orde di barbari ci invadano, ci assedino, ci prendano per fame e per sete. Malauguratamente non arriverà nessuno poiché questa Fortezza Bastiani non merita neppure l’attacco di un branco di barbari straccioni.

E, dunque, teniamoci i comici e i guitti, gli statisti improvvisati e gli economisti senza titoli di studio, i televisionari e i pallonari, i censori e i moralisti, i leccapiedi e gli arruffapopoli. Avremmo voluto qualche visionario capace di infiammare le piazze e lustrare i cieli freddi. Macché, neppure l’ombra. Avremmo dato qualche centinaio di punti di spread in cambio di qualche parola che somigliasse ad un verso. Dopo che ci sono stati sottratti i miti, gli eroi, i galantuomini e i sognatori ci restano i comici, quelli in servizio permanente effettivo e quelli di complemento con il complesso dei politici al servizio della nazione. No, non portateveli via con gli scatoloni colmi di schede imbrattate lunedì sera. Effigeteli sui muri delle città già sporcati da volti improbabili, ritoccati, falsi, ghignanti. E che restino a imperituro ammonimento dell’orrore che ci ostiniamo a chiamare politica.

Quale destino. La scienza umana più bella, seducente, affascinante ridotta ad epitome del destino di un popolo: un taglio, niente di più, della storia complessa di uomini e donne che non hanno il diritto di continuare ad immaginare una storia, la loro narrazione attraverso conflitti che rinnovano e ricreano sintesi su cui fondare domani che cantano, come diceva un vecchio poeta comunista francese.

Passo davanti al Père Lachaise, antico e suggestivo cimitero parigino, dove ogni tanto vado a trovare Jim Morrison, e quasi vedo ombre gloriose che s’affacciano oltre il muro di cinta. Vorrei interrogarle su che cosa vedono i loro occhi dalle latitudini dove dimorano. Mi intrigherebbe chiedere ad Abelardo ed Eloisa, a Moliere e La Fontaine, a Beaumarchais e Piaf, a Delacroix e
Corot, a Cherubini e Chopin, a Thiers e Haussmann e a tanti tanti tanti più vivi dei vivi, che ne sarà di noi sommersi dalle onde della noia; di noi europei beninteso, non diversamente partecipi della decadenza politica che lamentiamo pensando all’Italia. Un sogno o una barzelletta, me ne
rendo conto. Disperato il primo, grottesca la seconda. Nessuno spirito eletto potrebbe rispondere. Poiché nessuno prima di adesso ha visto crescere il deserto come lo abbiamo visto noi e l’esperienza della falsificazione della razionalità non è mai stata praticata nella maniera spregiudicata che sperimentiamo e di cui le elezioni italiane oggi, quelle francesi lo scorso anno, tra qualche mese quelle tedesche, senza dimenticare le recenti greche, spagnole e portoghesi rappresentano il trionfo delle parole senza idee, dunque della politica come menzogna costituzionalizzata.

Perciò, dove più dove meno, le piazze tacciono, quando non si riempiono d’odio. E senza passione il rito è profano. Domenica prossima avrò l’impressione di partecipare ad una funzione senza celebranti, sostituiti da controfigure. Un gioco di specchi che rifrangono ombre. Un’esperienza inedita, almeno per me.

Sto arrivando a Roma. L’appuntamento non è epocale, ma soltanto sgradevole. Nelle cuffie una canzone ascoltata tante volte. Soltanto adesso mi trafigge l’anima. Jimi Hendrix confessa: “Ho la mente confusa, che gira gira gira. Perché tutti questi colori, senza nome, senza suono? Il cuore
mi brucia di sentimenti, ma la mente è fredda e calcolatrice”. Love or Confusion. Non vedo l’ora che arrivi lunedì e crolli, da sola, la Fortezza Bastiani. Un pò di chiarezza finalmente. Per cominciare a ricostruire.

Piazze mute, campagna arida

Le piazze non hanno cantato. Soltanto in qualcuna si sono levate grida insensate. La campagna è finita. Mi chiedo quando è incominciata. Senza gente, senza inni, senza bandiere, senza idee: ma che campagna, dunque, è stata? La campagna delle menzogne. Della morale posticcia. Delle promesse facili e impossibili. Delle lauree mancate e dei master sognati. Del disincanto e del tanto peggio, tanto meglio. Tanto peggio…

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