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Il bicchiere è mezzo pieno, anzi mezzo vuoto. Per l’area Euro, “la probabilità di una [ricaduta in] recessione rimane intorno al 50%”, spiega il World Economic Outlook, il rapporto sull’economia globale del Fondo monetario internazionale. La recessione si verifica quando l’economia subisce una contrazione per due trimestri consecutivi.

Niente crescita nel 2013

Per l’istituto, tale probabilità è legata al fatto che “l’attività [economica] si è contratta decisamente nel quarto trimestre [dell’anno scorso] e i principali indicatori per il primo trimestre del 2013 non hanno segnalato alcuna crescita, al massimo stabilizzazione”. “Azioni decisive prese dalle autorità europee hanno aiutato a migliorare la fiducia e le condizioni finanziarie” su scala globale, grazie anche alla grande minaccia evitata di uno “sfaldamento dell’area euro”, ma “nel breve termine i rischi in Europa potrebbero tornare mentre altri potrebbero persistere”.

I rischi rappresentati dal debito sovrano

Secondo il rapporto dell’istituto di Washington, ci sono meno rischi di breve termine ora rispetto all’ottobre 2012 ma “continui aggiustamenti sul piano fiscale” frenano la crescita dell’economia dell’Eurozona. Per l’istituto di Washington, “l’Eurozona deve rafforzare l’Unione monetaria ed economica” anche perché i tentativi per rafforzare l’architettura dell’Area Euro potrebbero subire uno stallo”. In questo caso, spiega il Fondo, “il debito sovrano dei Paesi periferici potrebbe tornare nuovamente sotto pressione, anche se la Banca centrale europea presumibilmente limiterebbe l’aumento degli spread”.

Tassi bancari al palo

Il rapporto precisa che senza “progressi nella ristrutturazione delle banche e nella formazione dell’unione bancaria, i tassi con cui si concedono prestiti potrebbero scendere meno delle attese anche se gli spread sovrani continuano a calare”, mentre si prevede che nel breve periodo “il peso del debito sovrano continui a crescere”.

Le conseguenze dell’austerità?

Alla luce di “un’imposizione fiscale sostenuta, condizioni limitate di accesso ai prestiti e domanda domestica debole”, l’Fmi avverte: “gli investimenti potrebbero non decollare, la crescita potrebbe deludere, le entrate fiscali potrebbero risultare inferiori del previsto e potrebbe non essere possibile mollare la presa sul consolidamento”. La situazione potrebbe precipitare se “il pessimismo si aggiunge al pessimismo” portando a una chiusura dei rubinetti del credito ai Paesi periferici o se “la stagnazione solleva dubbi sulla validità dell’Unione monetaria europea”.

Crisi dei consumi e bassa inflazione

L’economia dell’Area Euro si contrarrà quest’anno dello 0,3% e tornerà a crescere dell’1,1% nel 2014. Le stime dell’istituto di Washington per il 2013 sono state così peggiorate dello 0,2% rispetto all’aggiornamento fornito lo scorso gennaio mentre restano invariate quelle per l’anno prossimo. Nel dettaglio, per l’Area Euro il Fmi stima prezzi al consumo all’1,7% nel 2013 e all’1,5% nel 2014 contro il 2,5% dell’anno scorso. Il fatto che l’inflazione sia sotto controllo non fa altro che dare all’istituto di Washington un motivo in più per affermare che “le politiche monetarie devono restare altamente accomodanti” anche nell’Eurozona. La disoccupazione è vista al 12,3% sia quest’anno sia nel prossimo, in peggioramento rispetto all’11,4% calcolato dal Fmi nel 2012. Le partite correnti raggiungeranno il 2,3% del Pil nel 2013 e tali resteranno nell’anno successivo. Il dato si raffronta a quello del 2012, quando era stato pari all’1,2% del Pil.

La Spagna: peggio dell’Italia nel 2013, recupero nel 2014

La crescita dell’economia italiana nel 2013 così come attesa dal Fondo Monetario Internazionale non è promettente, ma nell’Eurozona c’è chi farà peggio. Analizzando le tabelle del World Economic Outlook, il rapporto sull’economia globale dell’istituto di Washington, emerge che il calo dell’1,5% del Pil atteso in Italia per quest’anno è leggermente più contenuto rispetto al -1,6% atteso per la Spagna (dato rivisto al ribasso dello 0,1% rispetto alle stime fornite a gennaio). Il Pil di Madrid però crescerà dello 0,2% di più di quello italiano nel 2014 portandosi a un +0,7% (risultato ritoccato all’ingiù dello 0,1%).

Portogallo e Grecia: i fanalini di coda dell’Eurozona

Secondo il Fmi, il Portogallo quest’anno registrerà un’economia in contrazione del 2,3% mentre la Grecia vedrà un -4,2%. In entrambi i Paesi, il Pil dell’anno prossimo è visto a un +0,6%.
Le prospettive della disoccupazione in Spagna, Portogallo e Grecia risultano decisamente peggiori rispetto a quelle dell’Italia, per quanto già non invidiabili: solo nel 2013 il tasso è visto nell’ordine al 27%, al 18,2% e al 27%.

Il faro dell’Europa: la Germania

Per quanto riguarda la Germania, le prospettive per la crescita economica sono state migliorate dello 0,1% rispetto a gennaio a un +0,6% per quest’anno mentre sono rimaste invariate per l’anno prossimo, quando il Pil è atteso aumentare dell’1,5%. La disoccupazione nella cosiddetta locomotiva d’Europa è vista poco mossa rispetto al 2012, con un tasso stimato al 5,7% quest’anno e al 5,6% l’anno prossimo.

Brutte notizie per Parigi

Peggiorate, dello 0,4%, le previsione del Pil per la Francia, atteso in calo dello 0,1% quest’anno. Anche in questo caso, i calcoli del Fondo per l’anno prossimo sono rimasti invariati: il Pil francesce è visto in aumento dello 0,9%. Il tasso di disoccupazione è invece visto per Parigi all’11,2% nel 2013 e all’11,6 nel 2013, in aumento dal 10,2% dell’anno scorso.

Nessuna stima è stata fornita per Cipro “per via della crisi in corso” nel Paese, vista come un rischio nel breve termine per l’Area Euro così come l’incertezza politica in Italia.

La radiografia dell'Europa malata secondo i medici del Fmi

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