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La vita talvolta è segnata da curiose coincidenze. Sabato 13 aprile concezioni opposte della politica si sono contrapposte accidentalmente tramite due eventi la cui casuale quasi contemporaneità ha consentito di coglierne le profonde differenze di visione e metodo.

Poche ore dopo l’uscita dal circo della politica da parte di Mario Monti, un gruppo di uomini e donne che, all’interno di organizzazioni differenti, hanno cercato in questi ultimi anni di rappresentare una visione della politica e della società in senso liberale e meritocratico si sono incontrate a Bologna per ragionare su come unire le forze in un percorso comune.

La inevitabile decisione dell’ex premier di non ricoprire il ruolo di leader di quell’abborracciato e sincretico soggetto politico che corrisponde al nome di Scelta Civica, segnandone in sostanza l’inizio della fine,  costituisce la migliore sintesi del fallimento di un’esperienza che più che un movimento politico si puó retrospettivamente leggere come un comitato elettorale asservito alle ambizioni personali di pochi individui che, consapevoli della rispettiva mancanza di carisma e leadership, hanno strumentalizzato l’esperienza del Governo Monti e l’autorevolezza del premier per raggiungere il personale obiettivo di ingresso nelle stanze del potere romano.

Scelta Civica è stata un organismo freddo ed artificiale, privo del collante necessario per un qualsiasi movimento che ambisca a non essere effimero, vale a dire la passione delle idee rappresentata dalla base dei suoi aderenti. Nata come mutazione genetica di un’associazione come Italia Futura che, seppur carente in termini di meccanismi di democrazia interna, non era priva di base e passione rappresentata da una struttura ramificata sul territorio sviluppata in pochi mesi grazie al lavoro di tanti volontari unificati da una visione moderna dello Stato e della politica che mai ha trovato rappresentanza nelle istituzioni, Scelta Civica ha sempre volutamente evitato qualsiasi dialogo con la base preferendo alla propaganda sul territorio la manipolazione dell’immagine del leader tramite una dilettantesca campagna elettorale focalizzata su un tentativo di “umanizzazione” dell’immagine di Monti, che, annacquandone le caratteristiche distintive, ha in primo luogo danneggiato l’ex premier portandolo ad un’immeritata ma inevitabile umiliazione elettorale.

La frustrazione indotta dal percorso di Scelta Civica ha spinto in tanti a riunirsi in una gremita Sala del Barraccano a Bologna per dare voce alle proprie speranze e ragionare su come non disperdere la passione che le scelte del vertice di Scelta Civica non sono ancora riuscite a cancellare per riprendere un percorso interrotto troppo precocemente nell’Autunno 2012.

Aderenti a Italia Futura, Fare per Fermare il Declino, Zero Positivo, Outsider e i tanti che, portatori di punti di vista diversi e complementari, si sono avvicendati al microfono (tra gli altri Falasca, Bolognini, Guzzetta, Perissinotto, Boldrin, De Nicola e Taradash) hanno concordato che, nel momento peggiore della storia della nostra Repubblica, sia necessario che chi condivide la medesima visione meritocratica, liberista, liberale e libertaria dello Stato dimentichi le divisioni degli ultimi mesi per creare quel soggetto politico moderno e democratico che l’Italia attende da decenni.

Come ho sottolineato nel mio intervento di apertura della giornata, è necessario recuperare la più rara delle virtù presenti in un Paese che, come il nostro oscilla tra demagogia e sterile tecnicismo autocratico, vale a dire il buon senso (la diligenza del buon padre di famiglia direbbero i giuristi) e compiere una sana autocritica che ci porti a capire che i fattori che uniscono la galassia liberale in Italia sono più numerosi e rilevanti di quelli che la dividono. In un momento grave come l’attuale non puó e non deve non prevalere il senso di responsabilità di chi ancora vede la possibilità di evitare una prospettiva di ulteriore imbarbarimento e impoverimento economico, culturale e morale del Paese tramite un profondo rinnovamento della classe politica non basata su una presunta superiorità morale o intellettuale o su atteggiamenti giacobini ma semplicemente sull’impegno personale di chi vuole rappresentare e dare voce al patrimonio comune costituito dalle tante eccellenze ancora presenti nel Paese.

L’incontro di Bologna è stato peró solo un confortante inizio la cui utilità, se rimanesse isolato, sarebbe molto relativa. Come la parabola di Scelta Civica insegna, un movimento politico non vive di dotti convegni ma di passione ed azione sul territorio. La rete di Italia Futura, insieme con quella di Fermare il Declino e delle altre associazioni, rappresenta un patrimonio che va valorizzato e fatto crescere, tramite uno sforzo organizzativo che deve partire dalla base senza essere eterodiretto da un vertice peraltro non eletto dalla base stessa, come troppo spesso è accaduto in passato.

Per cui, insieme ai tanti amici che si sono impegnati per l’organizzazione dell’incontro bolognese (in primis Piercamillo Falasca e Luca Bolognini), mi sento di lanciare un appello a chi costuisce il riferimento territoriale di Italia Futura a livello regionale, provinciale o cittadino, oggi deluso e frustrato da mesi di silenzio e non considerazione da parte dei vertici romani, affinché ci si ricordi che Italia Futura non è un marchio, un sito internet o un franchising con un titolare ma una rete di decine di migliaia di persone che si sono impegnate e appassionate per un’idea che non ha ancora trovato realizzazione.

Adesso è il tempo di ricominciare a parlarsi, incontrarsi ed unirsi, insieme a tanti altri amici che militano nelle associazioni che condividono la nostra medesima struttura di valori, dimenticando gli attriti del passato per riprendere il comune cammino. Perché come tante volte abbiamo detto, è finito il tempo delle deleghe, incluse quelle a chi pur scrivendolo nel passato, si è poi autonominato delegato degli altri. Perchè, come nella citazione di Margaret Thatcher che ha avviato l’incontro a Bologna, la società non esiste ma esiste un arazzo di uomini e donne e la bellezza di questo arazzo e la qualità della nostra vita dipendono da quanta responsabilità ciascuno di noi è disposto ad assumersi e da quanto ciascuno di noi è pronto a voltarsi e aiutare con i propri sforzi gli altri.

C'è futuro per Italia Futura

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