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I rifiuti e la gestione in Italia, un binomio che non sembra trovare pace. Le ”tariffe sono fuori controllo”, con ”aumenti record” che ”negli ultimi 5 anni” hanno visto ”raddoppiare i costi”. E dove la raccolta non funziona si paga di più. L’analisi sulle bollette dei rifiuti – costruita su una famiglia tipo, composta da tre persone con un reddito di 44.200 euro e una casa di 100 mq – è contenuta in uno studio realizzato dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, sul servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani in tutti i capoluoghi di provincia. La spesa media per famiglia, spiega il report, è stata di 253 euro, con un aumento del 2,8% rispetto all’anno precedente (più 17,1% tra il 2007 e il 2011). Rispetto ad un anno fa, gli aumenti a due cifre hanno riguardato otto città: Bari (+30%), Messina (+22%), Firenze (+21%), Novara (+19%), Avellino (+16%), Trapani (+15%), Milano (+14%) e Catanzaro (+10%).

Aumenti record
Negli ultimi cinque anni i costi sono raddoppiati a Salerno (+98%) e a Reggio Calabria (+96%); a Napoli sono cresciuti dell’87%, del 63% a Bari, del 55% a Trapani, del 53% a Roma e del 51% ad Avellino.
E, avverte Cittadinanzattiva, ”in attesa della Tares, gli ultimi colpi di coda di Tarsu e Tia” fanno registrare ”un incremento del 2,8%”: al top degli incrementi nell’ultimo anno si piazza Bari con un più 30% nel 2012, seguita da Messina (+22%) e da Firenze (+21%). Napoli vince per la spesa annua più alta: qui, il costo dello ”smaltimento ammonta a 529 euro”; quattro volte di più rispetto ad Isernia (122 euro), che è la città meno cara. Tra i 10 capoluoghi con le tariffe più alte, solo tre non sono al sud: Roma (378 euro), Carrara e Venezia (346 euro).

Le 10 città con la bolletta più cara
La classifica della top ten delle citta’ piu’ care pone sul gradino piu’ alto del podio Napoli (529 euro); a seguire Salerno (421 euro), Siracusa (407), Catania (396), Caserta (393), Roma (378), Agrigento (358), Venezia (346), Benevento (346), Carrara (346). Le piu’ economiche sono invece Isernia (122 euro), Matera (135), Brescia (146), Pordenone (153), Udine (159), Cremona (160), Viterbo (160), Ascoli Piceno (174), Como (176), Vibo Valentia e Verona (176).

Gestione scarsa, costi più alti
Secondo il report ”meno funziona la gestione e più si paga”. Un rapporto che si riscontra anche a livello regionale: in Campania c’è infatti la media più alta con 389 euro, e in Molise quella più bassa (154 euro). Va di pari passo la suddivisione del Paese: al meridione la bolletta dei rifiuti costa di più, in media 270 euro; seguono il centro con 255 euro, e il nord con 234 euro.

Produzione e differenziata
La produzione pro-capite più elevata spetta al centro con 613 kg a testa, segue il nord con 533 kg e il sud con 495 kg. La raccolta differenziata vede in testa le regioni del nord che raggiungono in media il 49%, poi il centro al 27%, e il sud che si ferma al 21%.

Troppo uso discarica, ritardo con Europa
La ricerca mette in luce due aspetti essenziali: da un lato emerge che ”il servizio non migliora mentre i costi sono sempre maggiori”, dall’altro che ”l’Italia sconta un ritardo ormai grave rispetto al resto d’Europa”.
In Italia solo il 34% dei rifiuti urbani viene recuperato, contro la media europea del 40%. Peggio di noi, in Europa, riescono a fare soltanto Portogallo (19%) e Grecia (18%). Metà della nostra produzione dei rifiuti finisce ancora in discarica, pari a circa 15 milioni di tonnellate all’anno. Una percentuale che in Europa scende al 38%. I Paesi più virtuosi sono Austria (che recupera il 69% dei rifiuti), Germania (al 62%), Belgio (al 61%) e Olanda (al 61%); in questi casi l’uso della discarica è ”quasi inesistente”. Le conclusioni del report mettono il luce che ”non riciclare” comporta ”costi ambientali e il rischio di multe” da parte dell’Europa. E ”l’Italia detiene purtroppo il triste primato di procedure d’infrazione avviate”.

Bolletta dei rifiuti, quanto mi costi

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