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La Stampa e il Corsera potrebbero fondersi all’indomani dell’elezioni. Anche la massaia di Voghera, la migliore di noi italiani, che ormai è la prima ad annoiarsi guardando Sanremo, capisce che è un’operazione che non ha alcun significato dal punto di vista finanziario. I gruppi editoriali hanno le casse vuote perché tutta l’editoria non è capace, in questo momento, di trovare un modello di business sostenibile. Come può reggere un tavolo che nasce dall’unione di due tavoli con le gambe rotte?
E’ evidente che dietro ci sono altri interessi. C’è l’establishment sempre più finanziario e meno industriale della nostra Italietta. Il risultato di equilibri delicatissimi, molto personali, purtroppo ahinoi troppo poco globali e troppo, troppo provinciali. L’Italia dei Carini. I più ricchi, quindi i più forti. Una piccola e strampalata oligarchia che impone i suoi dettati in una lingua che funziona solo a Cortina, Saint Moritz, Anacapri. Il cui referente politico è Mario Monti. Una minoranza che sta cercando in modo assolutamente antidemocratico, sfruttando tecnicismi elettorali e situazioni del tutto contingenti, fuori dall’onda della storia sociale e globale in cui l’Italia si trova a vivere, di  ottenere un risultato elettorale sufficiente per dettare regole al PD innanzitutto e quindi al costituente governo. Beninteso costituente governo e non governo costituente.

Che scelta elettorale resta al popolo italiano, e questa è la domanda, per mostrarsi in disaccordo? E’ paradossale, ma non sembra esserci via d’uscita. Perché i voti cosiddetti di protesta, al movimento cinque stelle piuttosto che a Fare per Fermare il Declino per esempio, finiscono con favorire una dispersione del voto che non può che avvantaggiare la strategia montiana. Che è quella di prendere pochi voti ma che siano decisivi. Dare il voto al PD, cercando una scelta maggioritaria purtroppo non garantisce che il PD non si allei con Monti dopo le elezioni. Questo perché, oggi, il PD rimane cautamente aperto a questa eventualità per la sua eterna paura di vincere. Anche il non votare favorisce Monti per lo stesso motivo.
L’unica soluzione sembrerebbe augurarsi una vittoria larga di Berlusconi, che i sondaggi giudicano improbabile.
L’unica soluzione per evitare l’antidemocratica affermazione della piccola oligarchia dei Carini, sarebbe quindi il Sultanato di Berlusconi. Io lo voterei se solo però mi garantisse la fantasia al potere. Per dire la Zanicchi ai Lavori Pubblici. Dell’Utri alla Giustizia. Tremonti al Turismo e Spettacolo. Salvini (quello della Lega) alle Politiche di Integrazione. Mulè, il Direttore di Panorama, all’Istruzione. Lavitola come Ministro degli Esteri. Brunetta all’Economia. E’ l’unico che non sembra strano. E’ il modo per dargli più fastidio. Ecco. Un Governo così meriterebbe il mio voto. Ah, scusate, dimenticavo. Serve un Ministero dedicato per Sud. E qui non ci sono dubbi. Raffaele Lombardo.

Il sultanato di Berlusconi

La Stampa e il Corsera potrebbero fondersi all’indomani dell’elezioni. Anche la massaia di Voghera, la migliore di noi italiani, che ormai è la prima ad annoiarsi guardando Sanremo, capisce che è un’operazione che non ha alcun significato dal punto di vista finanziario. I gruppi editoriali hanno le casse vuote perché tutta l’editoria non è capace, in questo momento, di trovare…

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