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Il Pentagono e la Casa Bianca sono stati in forte disaccordo su un piano per l’armamento dell’opposizione siriana messo a punto dai leader della Cia un anno fa e su cui si era opposto il presidente Barack Obama.

Obama era convinto che un coinvolgimento degli Stati Uniti si sarebbe rivelato controproducente e temeva che le armi potessero finire nelle mani sbagliate. È quanto ha detto ieri Leon Panetta, il segretario alla Difesa uscente, durante un suo intervento al Senato per testimoniare sull’attacco al consolato americano di Bengasi in Libia. Il programma era fortemente voluto dall’ex comandante della Cia David Petreus ed era stato appoggiato dall’ex segretario di Stato, Hillary Clinton.

Le dichiarazioni di Panetta sono un raro esempio in cui un leader del Pentagono esprime pubblicamente un episodio di frizione con la Casa Bianca. Alle prese con la sua rielezione, Obama rigettò il piano studiato da Petreus, di fatto mettendosi contro membri chiave del team per la sicurezza nazionale. Panetta ha tenuto a precisare che “ovviamente c’era un numero di fattori che hanno portato alla decisione del presidente di scegliere soluzioni non letali. Alla fine ho supportato la sua decisione”.

L’amministrazione Obama ha limitato il suo supporto ai ribelli siriani con aiuti definiti non letali, che comprendono anche aiuti umanitari del valore di 355 milioni di dollari. Va detto però che la stessa amministrazione ha fornito intelligence a Paesi come Qatar e Arabia Saudita, che forniscono direttamente armi a chi lotta per abbattere Assad.

Si stima che nello Stato Mediorientale siano morte 60.000 persone da quando la rivolta è iniziata 22 mesi fa. Durante la deposizione di Panetta il senatore Repubblicano dell’Arizona, John McCain, che aveva già sollevato la questione siriana, ha criticato la decisione di Obama.

Gli attriti tra il Pentagono e la Casa Bianca svelati da Panetta

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