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Vine, l’applicazione gratuita per iPhone e iPad che Twitter ha inglobato a ottobre e che permette di condividere sulla piattaforma mini filmati della durata di 6 secondi, ha dato vita in pochi giorni a una serie di conseguenze solo in parte prevedibili.

Fin dai primi giorni la Rete non ha digerito molto bene i risvolti dell’applicazione: “Attenti, non fate usare ai vostri bambini Vine”, scrivono e ritwittano gli utenti. La ragione? Vine è piaciuta talmente tanto agli utenti della piattaforma di microblogging, che ha anche attirato l’attenzione degli appassionati di filmati osé.

E dopo i primi casi di video con contenuti hard comparsi in evidenza nel flusso di video-tweet, era stata aggiunta dagli sviluppatori la possibilità di bloccare gli autori di questi filmati e di segnalare i video ritenuti offensivi. L’azione non è servita a molto e Vine resta invasa da micro filmati di questo genere. Apple allora non ha potuto far altro che affrettarsi a vietare Vine ai minori di 17 anni, classificandola come app con “frequente/intenso contenuto sessuale o nudità” e limitandola per questo, a un solo pubblico adulto.

D’ora in poi quindi al momento dell’installazione di Vine verrà chiesta l’età dell’utente: “Vine contiene materiale vietato ai minori. Clicca su Ok per confermare che hai più di 17 anni”. Questa la trovata di Apple per non vedersi costretta a ritirare del tutto l’app dall’Apple Store. Ma il filtro dell’età, facilmente raggirabile, non impedirà ovviamente l’accesso ai contenuti hot.

Vine, Twitter e il rimedio (?) di Apple per i video hot

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