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Ieri il ministro degli Affari Esteri, in occasione di un convegno organizzato da Promos (Camera di Commercio di Milano) e Assolombarda, ha incontrato il gotha degli imprenditori lombardi.

L’intento degli organizzatori era di offrire al ministro Giulio Terzi l’opportunità di presentare alle aziende l’attuale corso della diplomazia italiana.

Il ministro non ha mancato di ricordare il forte impulso dato, nell’ormai lontano 2002, da Berlusconi in persona, durante la Conferenza degli Ambasciatori, affinché i diplomatici fossero “anche un po’ più manager”.

Da allora molto è cambiato e l’immagine della Farnesina data stamani dal ministro è quella di una struttura sicuramente più attenta ai fattori economici e all’importanza di concetti come competitività, partnership internazionali, crescita e lavoro.

La diplomazia economica della Farnesina sembra oggi, infatti, orientata da due grandi dimensioni.

Da una parte vi sono certamente le azioni volte alla promozione dell’export italiano e all’internazionalizzazione delle imprese.  Ad esempio, la promozione della cultura italiana all’estero può fungere da volano per aumentare la visibilità delle imprese italiane e delle loro eccellenze all’estero. Anche l’Expo potrà, a modo suo, offrire una vetrina internazionale per le nostre imprese.

Dall’altra, vanno menzionate le strategie volte allo sviluppo di un quadro normativo europeo e internazionale che tuteli gli interessi italiani nel mondo. I nostri diplomatici hanno, infatti, un ruolo fondamentale nella creazione di un level playing field che consenta alle aziende italiane di confrontarsi ad armi pari con i loro competitor sui mercati internazionali.

Tuttavia ieri non è stata fatta menzione di una terza dimensione, a parere di chi scrive, egualmente importante; ovvero la definizione di una strategia nazionale per l’attrazione degli investimenti esteri.

E’ forte la sensazione che la diplomazia italiana si disinteressi degli investitori internazionali e dei loro progetti che possono portare capitale, know-how e innovazione nel nostro paese.

Oggi le politiche di sensibilizzazione internazionale per favorire gli investimenti esteri in Italia sembrano o definite da importanti ma frammentate missioni del primo ministro Monti o colmate, dato il vuoto istituzionale, a livello politico locale.

Oggi più che mai ci vuole molta diplomazia nel saper attrarre e convincere gli investitori esteri a venire in Italia. Eppure la Farnesina sembra ancora poco interessata a contribuire fattivamente a una strategia Paese per l’attrazione degli investimenti.

L’incontro di ieri è servito a chiarire che il concetto stesso di diplomazia economica italiana sta pian piano acquisendo dei contenuti concreti. Anche nell’attrazione degli investimenti esteri sarebbe tuttavia tempo di lasciare da parte inutili individualismi locali per creare una strategia per la crescita utile ed efficace, nella quale la Farnesina potrebbe sicuramente avere un ruolo di primo piano. Solo il tempo ci dirà che ruolo il Ministero effettivamente saprà ricoprire all’interno della nuova Cabina di Regia.

Leonardo Zannier

Le opinioni espresse sono puramente personali e non rispecchiano le posizioni dell’Istituzione di appartenenza (Invest in France Agency)

ricercatori

Perché la Farnesina è poco sexy con gli investitori esteri

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