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Il più grande mercato al mondo comincia a tirar fuori i denti. La Cina si è infatti unita ai legislatori americani ed europei nell’adozione di sanzioni contro alcuni dei più grandi produttori al mondo di display a cristalli liquidi, mostrando che anche Pechino è ora una potenza nella lotta ai cartelli globali.

Secondo quanto riporta il Financial Times, la National Development and Reform Commission (Ndrc), l’agenzia di pianificazione economica cinese, che è anche incaricata del controllo dei prezzi nei regimi monopolistici, ha multato sei società sudcoreane e di Taiwan, tra cui Samsung Sdi, Lg e Chimei Optoelectronics (57 milioni di dollari) per aver essersi accordate sulla fissazione dei prezzi tra il 2001 e il 2006.

Le sanzioni sono minime se comparate con la batosta inflitta dalle autorità di controllo europee e statunitensi. Le multe da loro inflitte sono state di 3,8 miliardi di dollari i fornitori delle componenti di schermi piatti, tra cui alcuni di quelli coinvolti ora nei processi cinesi, e i tribunali americani hanno deciso anche alcuni arresti per manager. Ma gli avvocati sostengono che il caso ha molta importanza perché per la prima volta Pechino ha agito contro un cartello internazionale.
“Questo caso apre le porte ad una lotta antimonopolista anche in Cina”, spiega Sébastien Evrard, legale partner della Jones Day di Pechino.

L’unico processo contro una multinazionale finora in Cina è stato quello nel 2012 quello contro Unilever, che aveva tentato di aumentare i costi dei detersivi, ma che non ha comportato nessuna accusa di manipolazione dei prezzi.

I legislatori cinesi hanno mostrato i muscoli in ritardo ma sono stati sempre più coinvolti nell’approvazione di fusioni e acquisizioni internazionali dall’adozione della legge anti-monopolio nel 2008 da parte di Pechino. Anche nelle trattative tra due società di altri Stati, adesso le autorità cinesi dicono la loro in merito all’impatto delle operazioni sulla seconda economia al mondo.
Nel caso del cartello dei produttori di Lcd, Pechino ha agito sulla base della legge cinese sui prezzi perché la decisione è avvenuta prima che la legge antimonopolio entrasse in vigore.

Secondo quanto dichiarato da un funzionario della Ndrc, “se tutto fosse successo dopo l’implementazione della legge anti-monopolio, la sanzione sarebbe stata di gran lunga maggiore”. La normativa prevede infatti che l’ammontare della multa sia uguale ad un decimo del fatturato.
Samsung Sdi ha dichiarato che dato che dopo la decisione cinese ce ne sono state di simili anche in altri Paesi, non c’è una nuova linea da seguire, se non quella di aumentare gli sforzi fatti dalla società per essere vicina ai consumatori. Lg non si aspetta che la decisione possa rovinare il suo rapporto con i clienti o le sue vendite e Innolux, che ha acquistato Chimei nel 2010, si è detta dispiaciuta per la condanna.

Fine della Golden Age per i cartelli in Cina?

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